Il 27 dicembre del 1978, esattamente 41 anni fa, viene promulgata la Costituzione spagnola, che entra in vigore due giorni dopo. Si conclude così il processo storico conosciuto come “Transición española”, che trasforma il regime franchista in una monarchia parlamentare.
Il percorso inizia il 20 novembre del 1975 con la morte del generale Francisco Franco, dittatore salito al potere nel 1939, alla fine della guerra civile. Appena 48 ore dopo la scomparsa del Caudillo, Juan Carlos I viene proclamato re di Spagna e otto mesi dopo, nel luglio del 1976, si forma un governo presieduto da Adolfo Suárez González. Nell’ottobre dello stesso anno, il nuovo esecutivo presenta un progetto di legge per la riforma della politica che viene poi approvato dalle Camere e sottoposto a referendum nel 1977.
In seguito, un Regio decreto modifica il procedimento per l’elezione delle Camere e il 15 giugno 1977 si tengono in Spagna le prime elezioni libere dal febbraio del 1936 (anno d’inizio della guerra civile).
A quel punto, le nuove Camere prendono l’iniziativa di redigere una nuova Costituzione, una possibilità introdotta con la precedente riforma politica. Dopo un’elaborazione piuttosto complessa, il testo definitivo viene ratificato dal popolo spagnolo con il referendum del 6 dicembre 1978. La promulgazione avviene il 27 dicembre e l’entrata in vigore il 29 (non il 28, perché è il giorno della festa dei Santi Innocenti, tradizionalmente dedicata agli scherzi).
In seguito, la Costituzione spagnola viene modificata due volte: per estendere ai cittadini dell’Unione europea i diritti elettorali (attivi e passivi) nelle elezioni locali e per introdurre il principio del pareggio di bilancio.