Il 31 luglio del 2003, esattamente 17 anni fa, nel nostro Paese avveniva la rivoluzione delle tv satellitari a pagamento: dalla fusione di Stream e Tele+ nasceva Sky Italia.
All’inizio, gli azionisti erano due: il magnate australiano Rupert Murdoch, fondatore e dominus del colosso News Corporation, che controllava l’80,1% del capitale, e Telecom Italia, che aveva in portafoglio il restante 19,9%. Nel 2006 il gruppo di tlc vendette la sua intera quota alla NewsCorp, che quindi divenne azionista unica di Sky, controllata attraverso la 21st Century Fox. Dopo di che, nel 2018, Sky passò di mano un’altra volta, con Murdoch che decise di vendere l’intero capitale a Comcast, il più grande operatore via cavo degli Stati Uniti.
I primi successi di Sky si collocano fra l’epoca d’oro dell’analogico e l’avvento dello streaming online, un settore in cui la stessa Sky si sta facendo largo attraverso le piattaforme Sky Go e NowTv, oltre che con il recente lancio di Sky Wifi, che segna l’esordio dell’azienda sul mercato telefonico.
Ma prima che il web prendesse il sopravvento, l’innovazione televisiva era quasi esclusivamente appannaggio della pay-tv. Fu proprio Sky, nel 2005, a lanciare in Italia i primi canali in alta definizione (HD): una tecnologia che ormai diamo per scontata – nel frattempo, è stata superate prima dall’ultra-HD, poi dal 4K – ma che all’epoca marcò il cambiamento più netto e sorprendente nel modo di guardare la televisione.
Dal punto di vista societario, la svolta più importante fu quella annunciata il 30 marzo 2018, ovvero l’accordo fra Sky e la pay-tv del digitale terrestre Mediaset Premium. In base all’intesa, i 5 canali di cinema e i 4 di serie tv fino ad allora disponibili solo su Mediaset Premium sarebbero stati visibili anche su Sky, la quale a sua volta avrebbe concesso al Biscione parte della sua offerta sportiva.
Ad oggi, Sky – che propone circa 180 canali tematici divisi in pacchetti, più altri 28 canali pay-per-view di cinema, spettacolo e sport – non ha più rivali sul mercato delle tv satellitari, ma deve guardarsi dalla concorrenza ben più agguerrita dei giganti dello streaming: Amazon Prime Video, Disney Plus, Apple Tv+ e, soprattutto, sua maestà Netflix.