Era il 15 gennaio del 1993, esattamente 17 anni fa, quando i carabinieri del ROS misero a segno uno dei più importanti colpi nella lotta alla mafia: l’arresto, a Palermo, del grande capo dell’epoca, Salvatore Riina. La cattura avvenne esattamente alle 9 del mattino: il capitano De Caprio, nome in codice Ultimo, con alcuni dei carabinieri suoi sottoposti blocca l’auto a bordo della quale si trovata il capo di Cosa Nostra, segnalata su via Regione Siciliana – all’altezza del Motel Agip – e lo arresta.
L’importantissima operazione, che ha poi portato alle varie condanne all’ergastolo di Riina, morto in carcere a Parma nel 2017, era partita nell’agosto del 1992, all’indomani delle stragi di mafia che avevano messo in difficoltà lo Stato democratico: i carabinieri si riuniscono a Palermo per definire una strategia d’azione destinata alla cattura del capo della mafia. A questa riunione partecipano ufficiali sia dell’Arma territoriale che del ROS (acronimo di Raggruppamento operativo speciale), con lo scopo di mettere a fattor comune le informazioni disponibili. I primi raffronti, in particolare attraverso i dati conoscitivi in possesso del Maresciallo Antonino Lombardo, portano ad identificare una pista comune, quella che si snoda attorno al nome di Raffaele Ganci, capo della “famiglia” mafiosa del quartiere “Noce” di Palermo, ritenuto il tramite sicuro per arrivare al Riina.
A fine settembre 1992, La sezione Crimor del ROS comandato dal Capitano Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, avvia un servizio di osservazione con riprese video e servizi di pedinamento sui componenti della famiglia Ganci. Nei primi giorni di ottobre, Domenico Ganci, figlio di Raffaele, viene seguito per le vie del quartiere Uditore, dove riesce a far perdere le sue tracce lungo la via Bernini.
Contemporaneamente il Nucleo Operativo Carabinieri di Palermo 2, avvia indagini sul Baldassare Di Maggio, al tempo incensurato, ritenuto in possesso di importanti informazioni sull’organizzazione Cosa Nostra, in quanto ex uomo di fiducia di Riina che, a seguito di dissidi su attività economiche gestite dall’organizzazione, si era dovuto allontanare dalla Sicilia temendo per la sua stessa vita, soppiantato da Giovanni Brusca nel comando del mandamento di San Giuseppe Iato e da Angelo Siino nella gestione degli affari economici. Tale aspetto, dal punto di vista investigativo, lasciava sperare che un suo eventuale arresto potesse sfociare in una probabile collaborazione con le Forze dell’Ordine.
I Carabinieri del Nucleo Operativo del Gruppo 2 individuano il Di Maggio in Piemonte, in località Borgomanero (NO), e lo arrestano l’8 gennaio 1993. La sera stessa Di Maggio inizia a collaborare e interrogato dal maggiore Balsamo, nel frattempo sopraggiunto in Piemonte, indica alcune zone di Palermo nelle quali aveva incontrato in passato Riina e dove, a suo parere, poteva trovarsi l’abitazione del capo della mafia.
Ecco il lungo elenco di processi e condanne che hanno visto Riina protagonista (anche prima di essere stato catturato):
Condanne
- Nel 1992 Riina venne condannato in contumacia all’ergastolo insieme al boss Francesco Madonia, per l’omicidio del capitano Emanuele Basile
- Nell’ottobre del 1993 subisce la seconda condanna all’ergastolo, come mandante dell’omicidio del boss Vincenzo Puccio.
- Nel 1994, altro ergastolo per l’omicidio di tre pentiti e quello di un cognato di Tommaso Buscetta.
- Nel 1995, nel processo per l’omicidio del tenente colonnello Giuseppe Russo, venne condannato all’ergastolo insieme a Bernardo Provenzano, Michele Greco e Leoluca Bagarella.
- Lo stesso anno, nel processo per gli omicidi dei commissari Beppe Montana e Ninni Cassarà, venne condannato all’ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano
- Seguì il processo per gli omicidi di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Michele Reina, nel quale gli viene inflitto un ulteriore ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.
- Nel 1995, nel processo per l’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, del capo della mobile Boris Giuliano e del professor Paolo Giaccone, Riina venne condannato all’ergastolo insieme a Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Bernardo Brusca, Francesco Madonia, Nenè Geraci e Francesco Spadaro.
- Nel 1996 venne nuovamente condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti insieme ai boss Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Giuseppe Giacomo Gambino, Giuseppe Lucchese, Bernardo Brusca, Salvatore Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci e Pietro Aglieri.
- Nel 1997, nel processo per la strage di Capaci, in cui vennero uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta (Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo), Riina venne condannato all’ergastolo insieme ai boss Pietro Aglieri, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Raffaele Ganci, Nenè Geraci, Benedetto Spera, Nitto Santapaola, Bernardo Provenzano, Salvatore Montalto, Giuseppe Graviano e Matteo Motisi.
- Lo stesso anno, nel processo per l’omicidio del giudice Cesare Terranova, Riina ricevette un altro ergastolo insieme a Michele Greco, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Nenè Geraci, Francesco Madonia e Bernardo Provenzano.
- Nel 1998 venne condannato all’ergastolo insieme al boss Mariano Agate per l’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto.
- Lo stesso anno, nel processo per l‘omicidio del politico Salvo Lima, venne condannato all’ergastolo insieme a Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Giuseppe Graviano, Pietro Aglieri, Salvatore Montalto, Giuseppe Montalto, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè, Salvatore Biondino, Michelangelo La Barbera, Simone Scalici e Salvatore Biondo mentre Salvatore Cancemi e Giovanni Brusca vennero condannati a 18 anni di carcere e i collaboratori di giustizia Francesco Onorato e Giovan Battista Ferrante (che confessarono il delitto) vennero condannati a 13 anni come esecutori materiali dell’agguato. Nel 2003 la Cassazione annullò la condanna all’ergastolo per Pietro Aglieri, Giuseppe Farinella, Giuseppe Graviano e Benedetto Spera mentre confermò le altre condanne.
- Nel 1999 viene condannato all’ergastolo come mandante per la strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque dei suoi uomini di scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Insieme a lui vengono condannati, alla stessa pena, i boss Pietro Aglieri, Salvatore Biondino, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia.
- Nel 2000 subisce un’ulteriore condanna all’ergastolo insieme a Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano, per l’attentato in via dei Georgofili, in cui persero la vita cinque persone e subirono danni musei e chiese, oltre che per gli attentati di Milano e Roma.
- Nel 2002, per l’omicidio del giudice in pensione Alberto Giacomelli, Riina venne condannato all’ergastolo come mandante;
- lo stesso anno la Corte d’Assise di Caltanissetta condannò Riina all’ergastolo per l’omicidio del giudice Rocco Chinnici insieme ai boss Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci, Antonino Madonia, Salvatore Buscemi, Nenè Geraci, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Salvatore e Giuseppe Montalto, Stefano Ganci e Vincenzo Galatolo;
- sempre lo stesso anno, Riina venne condannato nuovamente all’ergastolo insieme al boss Vincenzo Virga per la strage di Pizzolungo, in cui persero la vita Barbara Rizzo e i suoi figli, Salvatore e Giuseppe Asta, gemelli di 6 anni.
- Nel 2009 Riina ricevette un altro ergastolo, insieme a Bernardo Provenzano, per la strage di viale Lazio.
- Nel febbraio 2010 un altro ergastolo per Riina, che insieme ai boss Giuseppe Madonia, Gaetano Leonardo e Giacomo Sollami, decise, nel 1983, l’omicidio di Giovanni Mungiovino, politico della DC che si era opposto alla mafia corleonese, Giuseppe Cammarata, scomparso nel 1989, e Salvatore Saitta, ucciso nel 1992.
- Il 26 gennaio 2012 gli viene inflitta una condanna all’ergastolo da parte della Corte d’Assise di Milano perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Alfio Trovato del 2 maggio 1992, avvenuto in via Palmanova a Milano.
Assoluzioni
- Il 10 giugno 2011 viene assolto, per “incompletezza della prova” (ex art. 530 c.p.p.), dalla Corte d’Assise di Palermo per l’omicidio del 16 settembre 1970 del giornalista Mauro De Mauro.
- Il 14 aprile 2015 viene assolto dalla Corte d’Assise di Firenze dall’accusa di essere stato il mandante della strage del Rapido 904 del 23 dicembre 1984 per mancanza di prove; il pubblico ministero aveva richiesto l’ergastolo per Riina, unico imputato. Nel 1992 erano stati condannati Pippo Calò fratello di Carlo Calò, Guido Cercola, Franco Di Agostino e l’artificiere tedesco Friedrich Schaudinn.