Cade oggi l’anniversario numero 51 di un avvenimento simbolico nella storia del calcio. Il 19 novembre del 1969, allo Stadio Maracanã di Rio de Janeiro, i padroni di casa del Vasco da Gama affrontano il Santos, squadra in cui milita da sempre l’idolo più grande di tutto il Brasile: Edson Arantes do Nascimento. Meglio noto come Pelé.
Alla mezzora del primo tempo, l’arbitro assegna agli ospiti un calcio di rigore. Sul dischetto, nemmeno a dirlo, si presenta O Rei, che con la solita naturalezza batte il portiere avversario, Edgardo Andrada. Non si tratta di un gol come gli altri, ma di un traguardo storico: è la marcatura numero mille della carriera di Pelé, che all’età di 29 anni è già una leggenda, avendo vinto tutto con il Santos (Libertadores e Intercontinentali) e soprattutto con la nazionale brasiliana (due Coppe del Mondo).
Dopo quella rete, Pelé fu portato in trionfo e l’arbitro dovette sospendere la partita. Di ciò che accadde dopo esistono due versioni: alcuni sostengono che l’incontro finì lì, altri che si concluse regolarmente 2-1. Per il Santos, naturalmente.
“Per l’amore di Dio, gente mia, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti – disse O Rei alla folla che lo acclamava – aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico appello in questo momento speciale per me”.
A fine carriera, i gol ufficiali accreditati al Re saranno in tutto 1.281. Per avere un termine di paragone, basti pensare che – fino ad oggi – Cristiano Ronaldo è a quota 746, mentre Messi è a 723.
Eppure, secondo il poeta brasiliano Mário De Andrade, “non è difficile segnare mille goal come Pelé. È difficile segnare un goal come Pelé”.