Il 14 settembre del 1960, esattamente 61 anni fa, fu fondata durante una conferenza a Baghdad l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, meglio conosciuta come Opec. All’inizio ne facevano parte cinque Paesi (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela), che si riunirono in un cartello per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti legati alla produzione di petrolio, ai prezzi e alle concessioni. Di fatto, fu una mossa per emanciparsi dallo strapotere delle “sette sorelle” (copyright di Enrico Mattei), ossia le maggiori multinazionali del greggio, quasi tutte angloamericane.
Oggi i membri dell’Opec sono 14: ai soci fondatori si sono aggiunti nel corso degli anni Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Nigeria, Ecuador, Gabon, Angola, Guinea Equatoriale e Repubblica del Congo. Insieme, i Paesi dell’Organizzazione controllano il 79% delle riserve mondiali di petrolio e il 35% di quelle di gas naturale. A detenere la maggiore influenza politica all’interno dell’Opec, comunque, sono da sempre i Paesi dell’area del Golfo Persico, con l’Arabia Saudita a giocare il ruolo chiave.
Lo scopo principale dell’Opec è controllare l’andamento del prezzo del petrolio coordinando i livelli di produzione dei Paesi membri attraverso un sistema di quote.
Una svolta fondamentale nella storia recente dell’Organizzazione risale al 30 novembre del 2016, quando l’Opec taglia la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno per risollevare le quotazioni, che all’inizio di quell’anno erano precipitate sotto i 30 dollari al barile. Quella decisione segna la nascita della cosiddetta Opec+, perché per la prima volta ai tagli si uniscono anche altri paesi esterni al cartello, in primo luogo la Russia.
Si tratta di un cambiamento epocale, dovuto anche al fatto che con il passare del tempo il potere dell’Opec si è ridotto a causa dell’aumento della produzione da parte di Paesi non aderenti al cartello (Usa e Russia su tutti, ma anche Cina, Brasile, Messico e Azerbaijan).
La settimana scorsa i Paesi dell’Opec+ hanno ratificato il piano che prevede per ottobre un graduale aumento mensile della produzione di petrolio (+400mila barili al giorno).
in attesa del funerale, subiamo. Le feste non durano per sempre