La tassa sul celibato, una delle più curiose imposte mai inventate e per fortuna abolita sul finire del regime fascista che la volle, compie oggi 93 anni. La tassa fu infatti istituita il 13 febbraio del 1927, nei primi anni della dittatura fascista, con lo scopo di favorire i matrimoni e, di conseguenza, incrementare il numero delle nascite. Secondo l’ideologia fascista, una popolazione numerosa era indispensabile per perseguire gli obiettivi di grandezza nazionale che si pretendeva spettassero all’Italia, oltre che per avere un esercito il più numeroso possibile in vista delle campagne militari che di lì a poco sarebbero state intraprese.
La tassa, come dice lo stesso nome, valeva solo per gli uomini: si applicava dunque solo alle persone non sposate di sesso maschile per incentivarle a trovare una partner e a procreare, e non anche viceversa alle donne. Per la precisione, la norma interessava i celibi di età compresa fra i 25 ed i 65 anni ed era composta da:
- Un contributo fisso che variava a seconda dell’età: partiva da 70 lire per le fasce più giovani – tra i 25 e i 35 – salendo poi a 100 fino a 50 anni, per poi abbassarsi se si superava tale età a 50 lire. Dai 66 anni si veniva esentati da tale pagamento. Tali importi vennero aumentati due volte nell’aprile 1934 e nel marzo 1937;
- Un’aliquota aggiuntiva che variava a seconda del reddito del soggetto.
L’importo veniva devoluto all’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ma l’iniziativa non funzionò come sperato, al punto da venire abolita appena iniziò la caduta del regime, dal Governo Badoglio I il 27 luglio 1943. Nonostante la misura legislativa infatti, che colpì oltre 3 milioni di italiani ancora celibi, negli anni successivi alla sua istituzione si verificò comunque una decrescita del tasso di natalità passando dalle 29 nascite annue per mille abitanti del 1926 alle 25,2 nascite per mille abitanti del 1930 fino alle 23,2 nascite per mille abitanti del 1937. Insomma non ci fu verso di incentivare gli italiani a riprodursi, eppure nel 1999 qualcuno ci ha riprovato: il sindaco di Vastogirardi (Isernia) aveva proposto di reintrodurre la tassa a livello locale come soluzione al calo demografico.