L’urlo mundial a Spagna ’82, la partita a scopone sull’aereo con Bearzot, Zoff e Causio, l’intervento sul posto in occasione della tragedia di Vermicino, dalla quale nacque l’idea di istituire la Protezione Civile. Ma anche la famosa citazione “libero fischio in libera piazza” e l’intransigenza nei confronti dei brigatisti colpevoli del delitto Moro. Per queste e per molte altre cose Sandro Pertini, settimo presidente della Repubblica italiana in ordine temporale, viene ricordato ancora oggi come il più amato dai cittadini italiani. Oggi se ne celebra l’anniversario della nascita, avvenuta il 25 settembre del 1896 a San Giovanni di Stella, una frazione del comune di Stella, in provincia di Savona, che oggi conta meno di 1.000 abitanti.
Pertini, che morì a Roma il 24 febbraio del 1990, fu in carica al Quirinale dal 1978 al 1985, primo socialista e tuttora unico esponente del PSI a ricoprire la funzione di Capo dello Stato. “Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”, fu un’altra delle citazioni più famose di un leader politico la cui storia personale vanta un ruolo attivo in entrambe le guerre mondiali e nella resistenza antifascista. Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell’Isonzo, e per diversi meriti sul campo gli fu conferita una medaglia d’argento al valor militare nel 1917. Nel primo dopoguerra aderì al Partito Socialista Unitario di Filippo Turati e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 Pertini fu condannato a otto mesi di carcere, e quindi costretto all’esilio in Francia.
Nel 1929 rientrò in Italia ma fu immediatamente arrestato. Solo nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato. Contribuì a ricostruire il vecchio PSI insieme a Pietro Nenni e a Lelio Basso. Il 10 settembre 1943 partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall’occupazione tedesca. Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza dei socialisti. Ma non finì qui: a Roma fu persino catturato dalle SS naziste e condannato a morte, riuscì però rocambolescamente a salvarsi evadendo dal carcere di Regina Coeli assieme a Giuseppe Saragat (anche lui diventato poi Presidente della Repubblica, dal 1964 al 1971) e ad altri cinque esponenti socialisti.
Nell’Italia repubblicana fu eletto deputato all’Assemblea Costituente per i socialisti, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di Presidente della Camera dei deputati, infine fu eletto Presidente della Repubblica l’8 luglio 1978. Il suo mandato coprì anni particolarmente difficili, segnati ad esempio dal terremoto dell’Irpinia, dalle stragi mafiose dei primi anni ’80, dall’attentato alla stazione di Bologna nel 1980. A questi eventi Pertini seppe sempre opporre uno stile umano e politico di grande sensibilità, come quando partecipò attivamente, in diretta tv a reti unificate al tentativo di salvataggio del piccolo Alfredino, precipitato in un pozzo a Vermicino, vicino Roma. Il salvataggio fallì e il piccolo morì: una tragedia che segnò profondamente il Paese, tanto da portare all’istituzione della Protezione Civile, per gestire questo genere di emergenze.
Nella vicenda della scomparsa di Enrico Berlinguer, Pertini fu particolarmente partecipe. Trovandosi a Padova per ragioni di Stato, si recò in ospedale per constatare le condizioni del leader comunista. Poche ore dopo il decesso impose di trasportarne la salma sull’aereo presidenziale, dicendo: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta”. Durante le esequie in piazza S. Giovanni il 13 giugno 1984, Nilde Iotti, dal palco delle autorità, ringraziò pubblicamente Pertini, scatenando un commovente applauso della folla partecipante. Di lui, Ronald Reagan disse, dopo averlo ricevuto nel 1982: “Oggi è arrivato Sandro Pertini. Ha 84 anni ed è un fantastico gentiluomo. Abbiamo avuto un ottimo colloquio. Ama molto gli Stati Uniti. C’è stato un momento commovente quando è passato davanti al marine che teneva la nostra bandiera. Si è fermato e l’ha baciata”.
Pertini fu tra i presidenti che scelsero di non abitare nel Palazzo del Quirinale, e mantenne la propria residenza nel suo appartamento romano, secondo lo stesso Pertini per espresso desiderio della moglie. Visse infatti per molti anni in una mansarda di 35 m² che s’affaccia sulla fontana di Trevi. Era solito trascorrere le sue vacanze estive a Selva di Val Gardena, alloggiando nella locale caserma dei carabinieri, per non disturbare la cittadinanza con ulteriori misure di sicurezza durante la sua permanenza. Altra curiosità: Pertini non conseguì mai la patente di guida.