Il 14 novembre del 1951 il Po ruppe gli argini causando l’alluvione del Polesine, regione che corrisponde grosso modo alla provincia di Rovigo. Fu uno dei peggiori disastri naturali della storia italiana: circa cento persone persero la vita e altre 180mila rimasero senza casa. Nelle due settimane che precedettero la calamità, il fiume si era ingrossato in modo inusuale a causa di precipitazioni particolarmente intense e prolungate, che avevano causato anche la piena di tutti gli affluenti.
“In cinque giorni, dall’8 al 12 novembre 1951, sull’intero bacino del Po precipitarono circa 17 miliardi di metri cubi d’acqua, pari alla quantità che solitamente cade in sei mesi – scrivono Mihran Tchaprassian e Paolo Sorcinelli nel libro L’alluvione: il Polesine e l’Italia nel 1951 (Metauro, 2014) – A questa già notevole massa d’acqua si aggiunsero le abbondanti precipitazioni che avevano colpito la stessa area nell’agosto e nell’ottobre precedente, e che avevano ridotto al minimo le capacità di assorbimento del terreno”.
E così, nella notte tra il 14 e il 15 novembre di 70 anni fa, la piena ruppe gli argini a Occhiobello e circa otto miliardi di metri cubi d’acqua (più dell’intero lago di Ginevra) inondarono il Polesine, allagando un milione di ettari di terreno. L’altezza dell’acqua era in media di due metri, ma in alcuni punti si spinse fino a 5-6 metri.
La televisione non era ancora un oggetto diffuso nelle case italiane, ma le prime pagine dei giornali e i filmati dei cinegiornali mostrarono al Paese immagini terribili e indimenticabili: le famiglie sui tetti delle case, i gatti e i cani sugli alberi, le carcasse degli animali portati via dalla corrente. L’arrivo del presidente Einaudi. E poi ancora pompieri, vigili, poliziotti, carabinieri e volontari impegnati in una gigantesca operazione di salvataggio e consolidamento degli argini.
Fu l’alluvione del Po più grave di tutti i tempi e per l’Italia rappresentò la prima tragedia nazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Che era finita, con una guerra civile, appena sei anni prima.