L’11 luglio del 1899, esattamente 122 anni fa, nacque la Fiat. L’atto di fondazione avvenne a Palazzo Bricherasio, naturalmente a Torino, e fu il primo passo di una storia ultrasecolare che poi, molti decenni dopo, avrebbe portato prima alla fusione con Crysler in Fca e poi a quella con Psa in Stellantis.
Da solo, il marchio Fiat rappresenta comunque un pilastro della storia economica italiana del Novecento. Nel corso degli anni l’azienda – che si occupava prevalentemente di automobili, ma non solo – sarebbe diventata il più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano del XX secolo, oltreché la prima holding del Paese e, limitatamente al settore automobilistico, la più grande casa produttrice d’Europa e la terza al mondo, dopo i colossi made in Usa General Motors e Ford. L’età dell’oro terminò alla fine degli anni Ottanta, con l’esplosione della crisi dell’industria automobilistica torinese.
Ma torniamo al giorno della fondazione, quell’11 luglio di 122 anni fa. Il progetto di creare una fabbrica per la produzione di automobili si deve a una dozzina di notabili torinesi: fra loro c’erano aristocratici, possidenti terrieri, imprenditori e professionisti.
Dopo vari incontri preliminari tenuti nel caffè di madame Burello e forte dell’appoggio finanziario garantito dal “Banco di Sconto e Sete” di Torino, il gruppo si riunì a Palazzo Bricherasio per sottoscrivere l’atto di “Costituzione della Società Anonima Fabbrica Italiana di Automobili – Torino”. All’inizio, il capitale sociale era di 800mila lire, per un totale di 4mila azioni. La presidenza fu affidata a Ludovico Scarfiotti.
La prima automobile fu il modello “3½ HP“, prodotta in otto esemplari nel corso del 1899. In quello stesso anno, l’azienda mutò nome da Fia a Fiat.
Una curiosità: il cambiamento fu sostenuto con entusiasmo da uno dei fondatori, Cesare Goria-Gatti, che, sul giornale L’Automobile, invitava all’adozione del nuovo acronimo anche per la benaugurante sovrapposizione con il verbo latino. Un altro dei fondatori, Emanuele Cacherano di Bricherasio, era invece perplesso, perché il nuovo nome evocava passaggi biblici (fiat lux) che stridevano con le sue convinzioni marxiste.