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ACCADDE OGGI – Il fascismo assassina i fratelli Rosselli: era il 1937

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“Giustizia e Libertà / per questo morirono / per questo vivono”. Così recita l’epitaffio che Piero Calamandrei scrisse per la tomba di Carlo e Nello Rosselli, uccisi in Francia 83 anni fa su ordine del governo fascista.

Romani di nascita ma toscani d’adozione, i fratelli Rosselli furono politici, intellettuali e giornalisti tra i più ostili al regime mussoliniano. Carlo, da professore di Economia, elaborò la dottrina del socialismo liberale, che coniugava i principi dell’economia di mercato con l’attività regolatoria e pianificatrice dello Stato.

A Firenze, nel 1925, i due fratelli diedero vita a “Non mollare”, primo giornale clandestino antifascista, poi chiuso con la violenza dal regime. Condannato al confino nell’isola di Lipari, Carlo evase nel 1929 e si rifugiò a Parigi, dove insieme a Nello e ad altri esuli antifascisti (fra cui il suo maestro, Gaetano Salvemini) fondò il movimento “Giustizia e Libertà”, basato su un manifesto ideologico il cui titolo era proprio “Socialismo liberale”.

Negli anni successivi, gli esponenti di GL organizzarono un’opposizione attiva al Fascismo e svolsero un’opera d’informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale, svelando la realtà dell’Italia fascista che si nascondeva dietro alla propaganda di regime. Erano una spina nel fianco del Fascismo.

Per queste ragioni, il 9 giugno del 1937, nel piccolo villaggio normanno di Bagnoles-de-l’Orne, i fratelli Rosselli furono sequestrati e uccisi da una squadra dell’organizzazione di estrema destra francese “Cagoule”. A guidare l’operazione fu Jean Filliol, responsabile di vari omicidi e collaboratore dei tedeschi durante l’occupazione nazista.

I mandanti del delitto vanno però ricercati nei vertici del fascismo. Secondo le ricostruzioni storiche più recenti, i principali responsabili furono il tenente colonnello dei Carabinieri Santo Emanuele (che era anche capo della sezione controspionaggio), il generale Mario Roatta, il colonnello Paolo Angioy e il maggiore dei Carabinieri Roberto Navale. L’assassinio fu portato a termine con la tacita approvazione di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri oltre che genero di Mussolini, e del suo capo di gabinetto, Filippo Anfuso.

Oggi, di fronte alle macerie lasciate dal coronavirus e alla necessità di ricostruire i sistemi produttivi, la riflessione sul socialismo liberale torna d’attualità. E non in termini solo teorici, ma ideali e politci, visto che – nelle condizioni attuali – l’intervento pubblico in economia è necessario ma a condizione che non sia invasivo e che rispetti e valorizzi l’economia di mercato e la creatività delle imprese, che formano l’ossatura del sistema Italia.

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Categories: Politica