Tra i tanti avvenimenti che si potrebbero ricordare nella storia del 4 settembre, ne spicca senz’altro uno, peraltro molto recente: 21 anni fa, il 4 settembre del 1998, veniva fondata una società che ha cambiato per sempre il nostro modo di vivere, di lavorare, di imparare e di comunicare con gli altri. Si tratta di Google, fondata esattamente in quel giorno da Larry Page e Sergej Brin, ma il cui dominio in realtà era già stato registrato circa un anno prima, il 15 settembre del 1997. Tra i pionieri dell’era di Internet, Google è velocemente diventata il motore di ricerca più famoso e più utilizzato al mondo, punto di riferimento della “vita digitale” di miliardi di persone, soprattutto nel mondo occidentale.
Negli anni il suo raggio di attività è poi andato ben oltre il catalogare e indicizzare le risorse del World Wide Web: ormai la società si occupa anche di foto, newsgroup, notizie, mappe (Google Maps), email (Gmail), shopping, traduzioni, video (è diventata proprietaria di YouTube), recensioni e programmi vari da essa stessa realizzati. Aveva anche creato un social network, Google +, che però ha ufficialmente chiuso i battenti lo scorso anno.
La storia di questa azienda, diventata nel frattempo una miniera d’oro (Alphabet Inc., la holding che comprende Google, fattura oggi quasi 140 miliardi di dollari ed è la quarta al mondo per capitalizzazione di mercato dietro a Microsoft, Apple e Amazon e davanti a Facebook e Alibaba, ma nel 2012 è stata anche al primo posto), è affascinante sin dalla sua nascita. A partire dal nome, Google. Secondo la versione ufficiale i due fondatori avevano cercato un nome con cui si potesse rappresentare la capacità di organizzare l’immensa quantità di informazioni disponibili sul Web; avevano dunque bisogno di un’iperbole.
Utilizzarono quindi un nome già esistente: googol, termine coniato dal nipote del matematico statunitense Edward Kasner nel 1938, per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri. A Page e Brin sembrò perfetto come metafora della vastità del web. I due fondatori avevano intenzione di chiamare il neonato motore di ricerca proprio Googol, ma al momento della registrazione, non sapendo come si scrivesse esattamente decisero per “Google”. La loro collega a Stanford li avvertì solo il giorno dopo dell’errore, ma il dominio era ormai registrato e lo lasciarono tale.
Nella giovane e gloriosa storia di Google, il sito più visitato al mondo, non sono però mancate le zone d’ombra: dall’utilizzo dei dati personali dei miliardi di utenti (fino a pochi anni fa non correttamente informati) alla lotta mai abbastanza severa contro la diffusione delle fake news, fino alle controversie fiscali e giudiziarie in quelle parti del mondo (tra cui l’Italia e l’Europa) dove Google, così come gli altri giganti del web, è accusata di aggirare in qualche modo le leggi eludendo di fatto un corretto pagamento delle imposte in tutti i Paesi dove fattura. E anche di altri tipi di contestazioni: è del luglio del 2018, ad esempio, la maxi multa da 4,3 miliardi (la più alta mai inflitta fino a quel momento) comminata dall’Ue per abuso di posizione dominante.
Nel 2017 c’era invece stata la sanzione da 2,4 miliardi per i servizi di comparazione e shopping, mentre quest’anno Bruxelles ha nuovamente multato Google per 1,49 miliardi per violazione delle regole di concorrenza: secondo l’Ue, la società ha abusato della sua posizione dominante sul mercato – con la piattaforma AdSense – imponendo una serie di clausole restrittive nei contratti con i siti web terzi, impedendo ai concorrenti di piazzare le loro pubblicità su tali siti. Infine, l’ultima grana di pochi giorni fa: la multa da 200 milioni inflitta a YouTube per violazione della privacy dei bambini.