Il mattino del 6 agosto 1945, alle ore 8:15 un aereo dell’USAF sganciò sulla città di Hiroshima in Giappone una bomba atomica. Tre giorni dopo il bombardamento nucleare fu ripetuto su Nagasaki. Il numero delle vittime a Hiroshima fu stimato tra 100 mila e 200mila civili; tra 60mila e 90mila a Nagasaki. La novità sconvolgente fu determinata dagli effetti delle radiazioni atomiche, nell’immediato e negli anni a venire.
Sul piano del numero delle vittime civili il bombardamento ‘’tradizionale’’ di Dresda dal 13 al 15 febbraio di quello stesso anno (migliaia di civili furono raggiunti da specifici ordigni persino nei rifugi) da parte degli Alleati provocò danni più gravi, tanto che furono stimati più di 250mila morti. In quelle giornate di agosto del 1945 il mondo entrò in una nuova fase della storia dell’umanità: quella della scoperta e dell’impiego di armi che avrebbero potuto annientarla.
Nonostante che da quella data sia iniziata la ricorsa al nucleare da parte delle due Superpotenze che dopo la Seconda guerra mondiale si spartirono l’egemonia sull’intero pianeta, il bombardamento delle due città giapponesi è stato il primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, sebbene il loro sviluppo abbia registrato una pericolosa impennata negli anni successivi.
Bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki: inizia la corsa al nucleare
L’incubo della guerra nucleare ha oppresso l’umanità per decenni, anche a seguito dell’ingresso di altri Paesi nel club atomico. Anzi sul piano geopolitico potremmo di dire che il mondo – anche se non se ne rende conto – è molto meno sicuro adesso in una situazione di policentrismo nucleare che durante il cosiddetto equilibrio del terrore tra i due imperi sub mondiali.
La politica di distensione ha comportato anche accordi di disarmo bilaterale e controllato, nonché un impegno, non sempre coronato da successo, a contenere il numero di Paesi che avessero a disposizione la tecnologia per l’accesso al nucleare (in questo ambito, col Memorandum di Budapest del 1994, l’Ucraina rinunciò, in cambio di una garanzia di sicurezza e di integrità territoriale) a ben 1.900 testate nucleari ereditate dal crollo dell’URSS.
La guerra in Ucraina e l’incubo di un conflitto nucleare
L’incubo del conflitto nucleare è tornato ad angosciare il mondo dopo l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Della minaccia nucleare (magari ad uso tattico) si avvale strumentalmente Vladimir Putin e il mondo occidentale lo prende in parola per non doversi impegnare troppo nella difesa della resistenza ucraina.
Bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki: oggi le interpretazioni divergono
Tornando ad Hiroshima e a Nagasaki, a tanti anni di distanza è giusto ammettere che sono i vincitori delle guerre a scrivere la storia, perché non c’è dubbio che quei bombardamenti potrebbero essere configurati come crimini di guerra. Si disse allora – fu questa la versione ufficiale – che l’attacco nucleare, che determinò la resa senza condizione del Giappone (la guerra in Europa era finita a maggio) servisse a concludere le ostilità senza che gli Alleati fossero costretti a sbarcare sul territorio nipponico per conquistarlo metro per metro, come era avvenuto in Germania, a costo di centinaia di migliaia di morti.
Altre ricostruzioni – anche negli Usa – sostengono che il Giappone non sarebbe stato in grado di resistere e che si sarebbe arreso comunque. Il bombardamento atomico sarebbe stato deciso per verificare i risultati delle ricerche sulla scissione dell’atomo in cui gli scienziati americani avevano preceduto quelli tedeschi. Non a caso le prove si erano svolte, poco tempo prima della missione sui cieli del Giappone, nel deserto del Nevada.
Infine, è plausibile che gli Usa intendessero far capire agli alleati – ovvero all’URSS – chi avrebbe comandato a guerra finita. Hiroshima e Nagasaki rappresentano una tappa cruciale nel Calvario dell’umanità. Guai a smarrirne la memoria. Soprattutto in presenza della più grave crisi internazionale dal dopoguerra ad oggi come viene ritenuta la tragedia dell’Ucraina. Anche perché questa vicenda non ha solo un carattere locale, ma ha praticamente azzerato quella strategia della distensione che aveva caratterizzato una intera fase storica a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. È riportato il mondo sulla soglia di una nuova guerra (speriamo solo) fredda.