Da un garage californiano ai vertici delle società più capitalizzate al mondo. Il tutto cambiando per sempre la vita di miliardi di persone. Questa la parabola di Google, che oggi compie 21 anni.
Larry Page e Sergey Brin oggi sono due figure mitiche della storia della tecnologia, ma erano semplici studenti dell’Università di Stanford quando concepirono l’idea di un motore di ricerca basato sull’analisi matematica delle relazioni tra i siti web anziché sulle tecniche empiriche. L’intuizione si basa sulla Teoria delle Reti, ossia sulla convinzione che le pagine citate da un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli.
In realtà, la fondazione di Google risale al 4 settembre 1998, ma dal 2005 l’anniversario della nascita si festeggia il 27 settembre, in ricordo di quando (sempre nel 1998) fu registrato il primo record di pagine indicizzate.
Il 7 maggio 2010 arriva quello che l’azienda stessa considera l’aggiornamento più importante della sua storia, poiché introduce un radicale rinnovamento della grafica oltre a una serie di miglioramenti e nuove funzioni.
Il 9 novembre dello stesso anno, Google rilascia la nuova funzione Instant Previews, che permette di visualizzare l’anteprima di ogni risultato direttamente dalla pagina di ricerca (Serp).
Un’altra data cruciale nella storia di Big G è il primo ottobre 2012, giorno del sorpasso a Microsoft nella classifica delle società con la più alta capitalizzazione di Borsa. All’epoca, Google valeva 249,19 miliardi di dollari americani, contro i 247,44 di Microsoft. Valori lontanissimi da quelli attuali, che vedono Mountain View terza in classifica dietro ad Apple (seconda) e a Microsoft, tornata a primeggiare.
La rivoluzione societaria arriva il 2 ottobre 2015, quando Larry Page annuncia la costituzione della holding Alphabet Inc., di cui Google rappresenta la società principale. Da quel momento, “Alphabet” diventa anche il nome usato da Google alla borsa di New York. Le azioni di Google vengono convertite alla pari in azioni di Alphabet ma la nuova holding mantiene gli stessi acronimi precedenti (GOOGL e GOOG) per evidenziare la continuità.