E’ entrato nelle nostre vite esattamente 17 anni fa, il 4 febbraio del 2004, e oggi lo utilizzano (attivamente) in tutto il mondo circa 2,7 miliardi di persone (di cui 310 milioni solo in India, il Paese dove è più diffuso davanti agli Usa), milione più milione meno, cioè circa un terzo di tutta la popolazione del pianeta. A spegnere le candeline è Facebook, il social network più utilizzato del mondo, il più diffuso nel mondo occidentale e il primo in assoluto ad essere stato inventato e ad essere sopravvissuto nel tempo. La sua storia è nota a tutti: questa piattaforma rivoluzionaria, oggi disponibile in 100 lingue (in italiano dal 2008), è stata fondata ad Harvard da un certo Mark Zuckerberg, diventato poi uno degli uomini più ricchi ed influenti del mondo.
Inizialmente pensato solo per gli studenti dell’università americana, oggi è aperto a tutte le persone che dichiarino di avere almeno 13 anni di età ed è in assoluto il terzo sito più visitato al mondo dopo Google e YouTube. Come noto, l’iscrizione è gratuita, anche se è ormai da tempo risaputo che il vero tesoro per Zuckerberg sono i dati personali degli utenti, dai quali il CEO trae enormemente più profitto che da una qualsiasi ipotetica quota di iscrizione. Che sia un business apprezzabile o meno, Facebook (che nel frattempo ha inglobato altri due social network popolarissimi, WhatsApp e Instagram) lo fa alla luce del sole: utilizza i profili delle persone per fornire – a peso d’oro – un universo di informazioni preziosissime per la pubblicità delle aziende.
Non è stato questo, in questi 17 anni, l’unico motivo di polemica nei confronti del social di Zuckerberg. Nel tempo si sono avvicendati dubbi sulla gestione della privacy, sulla sempre maggiore diffusione di fake news, che fino a poco tempo fa non è stata per niente ostacolata e oggi lo è solo superficialmente, e sull’ingerenza nel dibattito politico, persino influenzando l’esito di elezioni democratiche, come dimostrato dal ruolo di Cambride Analytica nell’elezione di Donald Trump, nel 2016. Oggi infatti, oltre che uno strumento di svago e condivisione, Facebook è sempre di più una piattaforma di propaganda politica e – attraverso Facebook for Business – di social marketing.
L’ultima polemica, in ordine temporale, è stata quella seguita all’espulsione dalla piattaforma del presidente uscente Trump, proprio alla vigilia dell’insediamento di Joe Biden. I gravissimi fatti di Capitol Hill, palesemente istigati dal tycoon proprio attraverso i suoi canali social (anche Twitter lo ha bannato), hanno costretto Facebook ad oscurarne il profilo: un fatto senza precedenti, a maggior ragione se compiuto contro una delle persone fino a poche ore prima più potenti del mondo, e pur sempre un libero cittadino. La necessità di una regolamentazione nell’utilizzo di un canale comunicativo che è privilegiato persino rispetto alla tv è ormai evidente, ma altrettanto importante è garantire a tutti la libertà di espressione. Può un’azienda privata zittire un cittadino, con la conseguenza di spostare di parecchio l’opinione pubblica? Facebook inizia il 18 esimo anno di vita con questo e altri dilemmi.