No, non c’entrano gli sconti o i saldi su Amazon. Il termine “Black Friday” è nato per indicare un episodio di speculazione finanziaria avvenuto esattamente 150 anni fa: il 24 settembre 1869.
La storia ha dell’incredibile ed è collegata a due dei più spregiudicati speculatori di Wall Street dell’epoca – Jay Gould e James Fisk – che fecero crollare le quotazioni dell’oro con una truffa in cui rimase coinvolto anche il presidente americano Ulysses Grant.
Il piano era semplice: visto che i dollari d’oro in circolazione dopo la Guerra Civile valevano relativamente poco, era possibile acquistarne grandi quantità per manipolare il mercato, facendo salire il prezzo per poi rivendere tutto e intascare una gigantesca plusvalenza.
L’unico ostacolo era proprio Grant, che poteva ordinare al Tesoro di vendere grandi quantità d’oro e calmierare il prezzo. I due speculatori avvicinarono allora Abel Rathbone Corbin, ex burocrate di Washington e cognato del Presidente, che accettò di collaborare.
Le operazioni iniziarono con 1,5 milioni in oro acquistati proprio a nome di Corbin, che poi a sua volta reclutò un certo Daniel Butterfield, aiutandolo a diventare numero uno del Tesoro degli Stati Uniti. Nella nuova veste, Butterfield era in grado di anticipare sottobanco a Gould, Fisk e Corbin le date in cui il governo avrebbe venduto oro. Per questo servizio incassò dai tre un milione e mezzo.
Dopo di che, Corbin organizzò una serie di incontri a cui erano presenti Gould, Fisk e Grant. In queste occasioni, i due finanzieri cercarono di convincere il Presidente a far salire il prezzo dell’oro, perché così facendo avrebbe svalutato il dollaro e dato impulso alle esportazioni, favorendo l’agricoltura.
Superata la diffidenza iniziale, Grant si convinse e arrestò le vendite d’oro, anticipando la notizia a Corbin. A quel punto, i tre cospiratori acquistarono tutto il metallo giallo che poterono utilizzando un esercito di prestanome. E fu ovviamente un grande affare, perché le quotazioni salirono del 20%. Ma il boom ebbe vita breve.
La sera del 23 settembre, Grant comunicò a Boutwell la decisione di vendere 4 milioni di dollari in oro e il capo del Tesoro, naturalmente, informò Gould.
Il giorno dopo, venerdì 24 settembre, le vendite del Tesoro (e di Gould) scatenarono il panic selling e i prezzi dell’oro crollarono del 18% in un’ora, passando da 162.5 a 133 dollari l’oncia, mentre il mercato azionario perse oltre il 20%. Fu il primo, vero “black Friday”.
Nonostante tutto, Gould e Fisk ne uscirono puliti, riuscendo perfino a intascare i guadagni, mentre Corbin perse molto e Butterfield fu rimosso dal suo incarico.