Nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 1966, esattamente 53 anni fa, Firenze fu colpita da una disastrosa alluvione, ricordata ancora oggi su tutti i manuali di storia. In alcune zone della città l’acqua superò i cinque metri. A causare la tragedia fu l’esondazione dell’Arno, provocata a sua volta da giorni di piogge intense. In molti attribuirono la colpa all’apertura delle dighe Enel di Levane e La Penna, in provincia di Arezzo. Tuttavia, i due invalsi contenevano solo dieci-quindici milioni di metri cubi d’acqua, troppo pochi per spiegare il disastro. Del resto, le inchieste ufficiali stabilirono che a Levane e La Penna non furono compiute manovre scorrette.
L’alluvione, che interessò anche gran parte della Toscana, portò alla morte 35 persone (di cui 17 a Firenze), bilancio confermato in via definitiva solo nel 2006, dopo anni di stime sbagliate.
La prima zona di Firenze allagata fu il Parco delle Cascine, sulla riva destra dell’Arno e subito a nord ovest del centro storico. Tra le 2 e le 4 di notte molte fognature esplosero per la troppa pressione e l’acqua iniziò a inondare il centro storico su entrambe le rive dell’Arno, arrivando fino ai comuni limitrofi di Scandicci (a est) e Lastra a Signa (a ovest). Ci furono esondazioni anche a Prato e Sesto Fiorentino, a nord ovest del capoluogo. Il Comune più colpito fu però Campi Bisenzio.
A Firenze, la situazione cominciò a rientrare solo in serata, ma i problemi si spostarono agli altri comuni lungo il corso dell’Arno, da Empoli alla provincia di Pisa.
Nei giorni successivi arrivarono soccorritori da tutta Italia e dall’estero, soprattutto dall’Unione Sovietica. Ted Kennedy, fratello di John Fitzgerald e e allora senatore degli Stati Uniti, fece un appello per aiutare Firenze.
Molti volontari – passati alla storia come “gli angeli del fango” – aiutarono a recuperare le opere d’arte ricoperte di fango nei magazzini degli Uffizi, che erano stati allagati. Per quanto riguarda il patrimonio culturale, i danni più gravi furono quelli alla Biblioteca Nazionale Centrale, in piazza Cavalleggeri, tra la chiesa di Santa Croce e l’Arno.
Dopo l’alluvione venne istituita la Commissione Interministeriale per lo studio della Sistemazione idraulica e della Difesa del suolo e, nel 1970, si decise di razionalizzare l’intero sistema della Protezione civile, rivelatosi inefficiente. Furono istituite figure come quella del commissario per le emergenze, il dipartimento passò dal Ministero dei Lavori pubblici a quello dell’Interno, e venne creato un protocollo per addestrare i volontari civili a gestire situazioni di emergenza.
A Firenze, la ricostruzione e i restauri durarono molti anni.