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Accadde Oggi – 9 agosto 1974: 50 anni fa le dimissioni di Nixon per lo scandalo Watergate

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Esattamente 50 anni fa, il 9 agosto 1974, si concluse l’avventura politica di Richard Nixon come 37esimo presidente degli Stati Uniti. Nixon, rieletto nel 1972 per un secondo mandato, si trovò costretto a dimettersi a seguito di uno degli scandali politici più gravi nella storia americana: il Watergate. Il politico repubblicano, già considerato una figura controversa, fu travolto da rivelazioni scottanti e da due anni di inarrestabile pressione politica, culminati nell’avvio della procedura di impeachment.

Nixon fu il primo e, finora, unico presidente statunitense a rassegnare le dimissioni prima della conclusione del suo mandato. Le sue dimissioni avvennero dopo quattro giorni dall’impeachment, in un contesto in cui il presidente si rese conto di non poter più contare su un sostegno politico sufficiente per continuare a governare. Fu sostituito dal vicepresidente Gerald Ford che vicepresidente l’8 settembre gli concesse il perdono presidenziale.

Lo scandalo Watergate: dal complesso di Washington all’impeachment

Il Watergate, nome che richiama il complesso edilizio di Washington in cui si verificarono gli eventi scatenanti dello scandalo, rappresenta uno dei capitoli più neri della storia politica degli Stati Uniti. Tutto ebbe inizio la notte del 17 giugno 1972, quando cinque uomini furono arrestati mentre tentavano di installare dispositivi di spionaggio negli uffici del Comitato Nazionale Democratico, situati proprio nel Watergate Complex. Questi uomini, incriminati per spionaggio, erano collegati al Comitato per la rielezione di Nixon.

Grazie all’inchiesta giornalistica condotta dai reporter Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post, emerse una rete complessa di attività illegali e di coperture orchestrate dall’amministrazione Nixon. Queste includevano intercettazioni illegali, sabotaggio politico e ostacoli alla giustizia. L’inchiesta fece luce su pratiche che miravano a consolidare il potere di Nixon e a indebolire l’opposizione, in particolare i movimenti pacifisti e il Partito Democratico.

Il processo che ne seguì portò non solo alla condanna dei cinque uomini arrestati, ma anche di altre figure vicine al presidente, costringendo Nixon a rinunciare ai suoi più stretti collaboratori nel tentativo di salvare la propria presidenza. Tuttavia, la pressione continuò a crescere, fino a culminare nell’apertura della procedura di impeachment, evento che portò Nixon a dimettersi l’8 agosto 1974, con effetto dal giorno successivo.

Il discorso di addio e la transizione a Gerald Ford

Il 9 agosto 1974, Richard Nixon si dimise ufficialmente consegnando la lettera di dimissioni al segretario di Stato, Henry Kissinger. Lo stesso giorno, in un discorso televisivo trasmesso in diretta nazionale, Nixon dichiarò di “non essere più in possesso di una base politica sufficientemente forte” per continuare a svolgere il ruolo di presidente.

Gerald Ford, allora vicepresidente, assunse la presidenza il giorno stesso delle dimissioni di Nixon. La successione fu storica, poiché Ford divenne il primo presidente degli Stati Uniti non eletto direttamente dal popolo. Il nuovo presidente affrontò immediatamente una nazione divisa e scossa dagli eventi recenti. L’8 settembre 1974, Ford concesse a Nixon il perdono presidenziale per “ogni crimine che egli abbia potuto commettere” durante la sua presidenza, nel tentativo di chiudere definitivamente la ferita aperta dal Watergate e di favorire la riconciliazione nazionale.

L’eredità politica di Richard Nixon

Nonostante lo scandalo che ne segnò la carriera politica, Nixon è ricordato anche per altre azioni e decisioni prese durante la sua presidenza. Tra queste, la sua politica estera è particolarmente rilevante. Nixon fu un fervente anticomunista, ma al contempo aprì un dialogo storico con la Cina, utilizzando questa nuova relazione come leva nella competizione con l’Unione Sovietica. Inoltre, avviò un progressivo disimpegno degli Stati Uniti dalla guerra del Vietnam, pur optando per una strategia che includeva bombardamenti intensivi e operazioni segrete piuttosto che un ritiro immediato delle truppe.

In ambito interno, Nixon diede un sostegno parziale ai diritti civili e promosse le prime, seppur blande, politiche ambientali negli Stati Uniti. Tuttavia, la sua presidenza è anche macchiata dall’appoggio alla dittatura militare di Augusto Pinochet in Cile, il che alimentò ulteriormente le critiche verso la sua visione autoritaria e interventista della politica internazionale.

La vita dopo la Casa Bianca

Dopo aver lasciato la presidenza, Richard Nixon dedicò i suoi anni successivi a ricostruire la propria immagine pubblica. Scrisse nove libri e viaggiò all’estero come anziano statista, guadagnandosi una parziale riabilitazione agli occhi di alcuni. Nonostante ciò, la sua figura rimase sempre controversa, segnata in modo indelebile dallo scandalo Watergate.

Nixon subì un ictus debilitante il 18 aprile 1994 e morì quattro giorni dopo, all’età di 81 anni.

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