Tra le tante ricorrenze che potevamo scegliere per il 4 marzo, a partire dalla notissima canzone di Lucio Dalla (che indica la sua data di nascita) 4 marzo 1943, fino alla tornata elettorale che due anni fa esatti ci ha consegnato l’attuale maggioranza in Parlamento, ne abbiamo scelta una che non in tantissimi ricorderanno: il 4 marzo del 1947, esattamente 73 anni fa, in Italia veniva eseguita l’ultima condanna a morte. Ebbene sì: anche se per pochissimi anni, la condanna a morte è esistita nel nostro Paese anche in epoca repubblicana. Nel secondo dopoguerra infatti l’istituto rimase in vigore: anzi, il d.l.l. 10 maggio 1945, n. 234 (poi modificato dal decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 2 agosto 1946, n. 64) ammise nuovamente la pena di morte come misura temporanea ed eccezionale anche per gravi reati come rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, costituzione o organizzazione di banda armata.
Solo con la Costituzione, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948, la pena di morte è stata definitivamente abolita, per tutti i reati comuni e militari commessi in tempo di pace. Prima, invece, era eseguita tramite fucilazione all’interno di uno stabilimento penitenziario e non era ammesso pubblico. Il Ministro della Giustizia poteva però stabilire sia che l’esecuzione fosse pubblica sia che fosse effettuata in altro luogo. Le ultime persone alle quali toccò la punizione estrema, il 4 marzo del 1947, furono Francesco La Barbera, Giovanni Puleo, Giovanni D’Ignoti: i tre erano stati condannati a morte per la strage di Villarbasse, uno dei più efferati crimini dell’immediato dopoguerra, consumato il 20 novembre del 1945.
I fatti: durante una rapina in una cascina di Villarbasse, alle porte di Torino, dieci persone vennero massacrate a bastonate e gettate ancora vive in una cisterna. Gli autori della strage furono quattro siciliani, uno dei quali venne ucciso in un regolamento di conti fra malavitosi in Sicilia prima della cattura, mentre gli altri tre sopracitati vennero appunto giustiziati. Per loro, l’allora presidente della Repubblica Enrico De Nicola respinse la grazia e il 4 marzo 1947, alle 7:45, venne eseguita l’ultima fucilazione in Italia.
Da re-introdurre quanto prima per delitti efferati e per delitti di mafia contro lo stato.
bisogna conoscere il magistrato di turno che firmo quella condanna a morte (un uomo amato dagli italiani) lui era peggio degli assassini. il processo ebbe un iter veloce e frettoloso per giungere alla condanna a morte. non furono graziati da DE GASPERI (perchè).
il magistrato era OSCAR LUIGI SCALFARO (PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA).
COSA NE PENSATE?
Che fece bene! 10 persone ridotte a fin di fita e gettate ancora vive in una cisterna… troppo poco la pena di morte
Riportiamola indietro. Suum cuique.