La Crisi di Suez del 1956, avvenuta 67 anni fa, fu un conflitto cruciale nel Medio Oriente, con implicazioni significative nella Guerra Fredda e nell’equilibrio geopolitico internazionale. Durata solo pochi giorni (dal 29 ottobre al 7 novembre), vide Francia, Regno Unito ed Israele occupare militarmente il canale, a cui si oppose l’Egitto.
La crisi si risolse quando l’Unione Sovietica minacciò di intervenire al fianco dell’Egitto e gli Stati Uniti, temendo l’allargamento del conflitto e marcando strette le mosse di Mosca, preferirono costringere britannici, francesi e israeliani al ritiro.
Le particolarità della Crisi di Suez
La Crisi di Suez fu un conflitto storico con diverse caratteristiche uniche. Fu la prima volta in cui Stati Uniti e Unione Sovietica cooperarono insieme per garantire la pace. Il Canada agì in contrasto con il Regno Unito per la prima volta. Fu l’ultima invasione militare del Regno Unito senza l’avallo politico degli Stati Uniti, considerato da molti come il declino dell’Impero britannico.
Allo stesso modo, fu l’ultima invasione militare della Francia e quindi ultimo atto dell’impero coloniale francese.
La Crisi di Suez del 1956 fu particolare anche perché rappresentò una delle rare occasioni in cui gli Stati Uniti si trovarono in disaccordo con le politiche di Israele.
Le cause del conflitto
Le radici della Crisi di Suez affondano le loro origini nella storia coloniale del Medio Oriente e negli interessi economici delle potenze occidentali.
Il canale di Suez venne inaugurato nel 1869 e finanziato congiuntamente dai governi di Francia ed Egitto. Nel 1875, il governo britannico di Benjamin Disraeli rilevò la quota egiziana, ottenendo il controllo parziale sul canale. Successivamente, nel 1882, il Regno Unito occupò militarmente l’Egitto, allora parte dell’impero ottomano, e assunse de facto il controllo del canale. Questo era d’importanza strategica, fungendo da collegamento tra il Regno Unito e il suo “Impero indiano”, e l’area nel suo complesso era strategica per l’Africa Settentrionale e il Vicino Oriente.
Le cose cambiano però drasticamente nel dopoguerra: le truppe britanniche vennero ritirate dalla Palestina nel 1947 e lo Stato di Israele venne istituito formalmente nel 1948, subito seguito dalla guerra arabo-israeliana nello stesso anno, che stabilì l’indipendenza di Israele. Dopo che l’Egitto ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1952, il governo nazionalista, guidato dal presidente Gamal Abdel Nasser prese il controllo del Canale, precedentemente gestito da una società anglo-franco-egiziana, e cominciò ad innescare a una serie di tensioni con il vicino Stato di Israele.
Lo scoppio della Crisi di Suez
Il passo che portò alla definitiva Crisi fu la nazionalizzazione, da parte di Nasser, del Canale nel 1956 che provocò la rabbia di Regno Unito e Francia.
La Crisi di Suez iniziò il 29 ottobre 1956, quando Israele invase la striscia di Gaza e la penisola del Sinai in risposta a continue incursioni palestinesi nella zona. Questo attacco israeliano fornì una scusa alle forze britanniche e francesi per intervenire, sostenendo di dover garantire la sicurezza del canale di Suez. La loro vera motivazione, tuttavia, era, invece, quella di ripristinare il controllo europeo sul canale dopo la nazionalizzazione da parte di Nasser.
Il 6 novembre 1956 ebbe luogo il primo attacco su larga scala anglo-francese.
Cessate il fuoco e il ritiro
Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, le due superpotenze della Guerra Fredda, si opposero fermamente all’intervento anglo-francese.
Gli americani stavano già affrontando la crisi ungherese e si trovarono nell’imbarazzante posizione di criticare l’intervento sovietico mentre tacevano sulle azioni militari dei loro principali alleati europei. Inoltre temevano un allargamento del conflitto quando l’Urss minacciò di intervenire a fianco dell’Egitto, persino con l’uso di armi di distruzione di massa.
L’amministrazione Eisenhower mise perciò pressione al Regno Unito soprattutto in ambito finanziario, minacciando Londra di vendere le riserve statunitensi di sterline e provocando così il crollo della valuta britannica. Il Primo Ministro, Sir Anthony Eden, annunciò un cessate il fuoco il 6 novembre, senza preavviso né alla Francia né a Israele.
La Crisi di Suez terminò con il ritiro delle forze britanniche, francesi e israeliane dall’Egitto. Le forze anglo-francesi si ritirarono entro il 22 dicembre 1956, sostituite dall’UNEF delle Nazioni Unite, mentre gli israeliani si ritirarono dalla Striscia di Gaza e dal Sinai nel marzo 1957.
Le conseguenze del conflitto
A seguito del conflitto, le Nazioni Unite crearono le Forze di pace dell’UNEF per sorvegliare il confine tra Egitto e Israele. Il Primo Ministro britannico Anthony Eden si dimise e il Ministro degli Esteri canadese Lester Pearson vinse il Premio Nobel per la Pace.
L’Egitto tornò ad avere il controllo esclusivo del canale di Suez mentre Gran Bretagna e Francia furono costrette a ritirarsi dalle loro basi militari nel Medio Oriente. La Crisi di Suez segnò il trasferimento del potere alle nuove superpotenze, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, e mostrò la debolezza della NATO in termini di consultazioni preliminari con gli alleati prima di usare la forza.
Dalla guerra emerse con tutto il suo prestigio Nasser che cominciò a promuovere i principi del nazionalismo arabo, accelerando la decolonizzazione della regione.
Il canale di Suez è poi tornato al centro della cronaca nel 1967, in occasione della Guerra dei Sei Giorni, quando le forze israeliane occuparono la penisola del Sinai, tra cui l’intera sponda orientale del canale artificiale di Suez. Non volendo permettere agli israeliani di utilizzare il canale, l’Egitto immediatamente ha imposto un blocco che ha chiuso il canale fino al 5 giugno 1975. Come risultato 15 navi da carico, la cosiddetta “Yellow Fleet“, rimasero intrappolate nel canale per oltre otto anni.
Oggi, il canale di Suez si trova in territorio egiziano ed è regolarmente navigabile.