Ci sono eventi che hanno segnato profondamente la storia dell’Italia, e uno di questi è senza dubbio la strage di Ustica. Un disastro aereo, avvenuto il 27 giugno 1980 alle 20:59 nel mar Tirreno meridionale tra le isole di Ponza e Ustica, il cui epilogo rimane avvolto nel mistero dopo 44 anni. Un mistero, o forse una verità nascosta, che continua a sfuggire ancora oggi. Ciò che è certo, però, è che le 81 vittime e le loro famiglie aspettano da troppo tempo una verità definitiva.
Ripercorriamo questa tragica vicenda italiana che lascia aperti interrogativi e sospetti di un possibile occultamento dei fatti.
27 giugno 1980: l’ultimo volo del DC-9 Itavia
Tutto iniziò la sera del 27 giugno 1980, quando il volo di linea Itavia IH870, un McDonnell Douglas DC-9 della compagnia aerea Itavia, doveva partire dall’aeroporto di Bologna-Guglielmo Marconi con destinazione l’aeroporto di Palermo-Punta Raisi. Originariamente programmato per le 18:15, il decollo fu posticipato di quasi due ore a causa di una tempesta su Bologna e dell’arrivo in ritardo dell’aeromobile Douglas DC-9-15 con marche I-TIGI.
Alle 20:59, mentre sorvolava il mar Tirreno meridionale vicino all’isola di Ustica, l’aereo perse improvvisamente il contatto radio con il centro di controllo d’area di Roma, responsabile del traffico aereo in quel settore. L’aereo si spezzò in almeno due grandi parti e si schiantò in mare, causando la morte di tutti i 77 passeggeri e i 4 membri dell’equipaggio a bordo.
Le operazioni di soccorso iniziarono immediatamente, ma fu presto chiaro che non c’erano possibilità di trovare sopravvissuti. Il recupero del relitto dal fondo del mare e le successive analisi radar confermarono la tragica dinamica dell’incidente.
La strage di Ustica è il quarto disastro aereo italiano per numero di vittime, dopo quelli del volo Alitalia 4128, del volo Alitalia 112 e di Linate.
Le indagini iniziali furono condotte dalla commissione ministeriale presieduta dal giudice Rosario Priore. Fin dai primi momenti, le cause dell’incidente furono avvolte nel mistero. Tra le prime ipotesi ci furono il cedimento strutturale dell’aereo e l’esplosione di una bomba a bordo. Tuttavia, entrambe le ipotesi furono rapidamente messe in discussione da nuove evidenze e testimonianze.
L’ipotesi più accreditata: un missile colpì il DC-9
Nel corso degli anni, diverse ipotesi sono state avanzate riguardo alla natura e alle cause dell’incidente del DC-9 di Itavia. Tuttavia, la teoria più accreditata suggerisce che l’aereo sia stato colpito da un missile durante un’operazione militare segreta. Secondo questa ricostruzione, il DC-9 potrebbe essere stato coinvolto in un conflitto aereo tra aerei della NATO e forze libiche. Questa ipotesi è supportata da prove come i tracciati radar, testimonianze di controllori di volo e la presenza di aerei militari non identificati nella zona al momento dell’incidente.
Nel 1989, una perizia sui frammenti dell’aereo ha rivelato tracce di un’esplosione esterna, il che ha ulteriormente rafforzato questa teoria.
Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica e all’epoca Presidente del Consiglio, nel febbraio 2007 attribuì la responsabilità dell’abbattimento del DC-9 a un missile francese lanciato da un velivolo dell’Aéronavale dalla portaerei Clemenceau (successivamente identificata come Foch). Cossiga affermò che il missile, destinato a un velivolo libico su cui si trovava Gheddafi, causò l’incidente “a risonanza e non a impatto“.
Strage Ustica: le altre teorie
Altre ipotesi, considerate meno credibili e rivelatesi inconsistenti, parlano di un cedimento strutturale o di un attentato terroristico con un ordigno esplosivo ipoteticamente collocato a bordo, in varie posizioni, incluso nella toilette del velivolo. Quest’ultima ipotesi contrasta con la scoperta di diverse parti integre della fusoliera, come vani carrelli e bagagliaio, e perfino il sedile del WC della toilette, che risultava intatto, suggerendo l’assenza di un’esplosione interna. Inoltre, la presenza accertata di sostanze esplosive come T4 e TNT su alcuni rottami e suppellettili recuperati indica un ordigno esplosivo di fabbricazione industriale e non artigianale, complicando ulteriormente la validità di queste teorie.
Nel 1994, nel libro “Il quinto scenario” di Claudio Gatti, pubblicato da Rizzoli, è stata avanzata, invece, la teoria israeliana secondo cui il DC-9 sarebbe stato colpito da un missile lanciato da un caccia israeliano. Questa ipotesi suggerisce che l’attacco avesse come obiettivo l’aereo di linea, poiché si pensava che a bordo potesse trovarsi Gheddafi con un carico di plutonio destinato a una presunta “Bomba degli iracheni”.
Strage Ustica: il filone giudiziario
Il caso di Ustica ha portato a numerosi procedimenti giudiziari, molti dei quali si sono protratti per decenni senza giungere a una conclusione definitiva. Nel 1999, il giudice Rosario Priore concluse che il DC-9 fu abbattuto da un missile, ma non fu in grado di identificare i responsabili. Le famiglie delle vittime, però, hanno continuato a lottare per la verità e la giustizia, ottenendo alcune vittorie legali. Nel 2013, la Corte di Cassazione ha riconosciuto che l’aereo fu abbattuto durante un’azione di guerra e ha condannato lo Stato italiano a risarcire i familiari delle vittime.
Nel 2018, la Corte di Cassazione ha ordinato ai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e della Difesa di risarcire gli eredi del titolare della compagnia Itavia (già in crisi prima dell’incidente e fallita sei mesi dopo) per il grave danno finanziario subito dopo il disastro aereo di Ustica. I due Ministeri sono stati ritenuti responsabili per non aver effettuato il necessario controllo del rischio nella zona aerea di Ustica, dove aerei militari non autorizzati e non identificati hanno attraversato la rotta del volo Itavia.
Strage Ustica: le parole di Amato che hanno riacceso la corsa alla verità
Recentemente, Giuliano Amato ha rilasciato un’intervista a La Repubblica, in cui ha fornito una sua versione della tragedia di Ustica. Amato ha affermato che la responsabilità della strage è da attribuire all’aeronautica francese, con la complicità degli Stati Uniti, in un’operazione volta a eliminare Gheddafi. Secondo Amato, il leader libico fu avvertito del pericolo da Bettino Craxi, riuscendo così a salvarsi. Amato, nell’intervista, ha poi chiesto alla Francia e al presidente Macron, estraneo anagraficamente alla vicenda, di chiedere scusa per i tragici eventi al fine di “togliere l’onta che pesa sulla Francia“. L’Eliseo ha scelto di non commentare questa richiesta, mentre i familiari delle vittime, rappresentati da Daria Bonfietti, hanno chiesto che si ponga fine alla “tragica menzogna degli Stati”.
La battaglia di Andrea Purgatori: “Di Ustica sappiamo tutto, ma da 40 anni la verità è negata”
La strage di Ustica ha attirato un’enorme attenzione mediatica fin dai primi giorni. Documentari, film e inchieste giornalistiche hanno cercato di fare luce su quanto accaduto, contribuendo a mantenere vivo l’interesse pubblico e la pressione sulle autorità per chiarire le circostanze della tragedia. Il film “Il Muro di Gomma” del 1991, diretto da Marco Risi, ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica, denunciando la presunta omertà e i tentativi di insabbiamento da parte delle istituzioni. Ma, uno su tutti, ha portato avanti una battaglia affinché si facesse luce sulla verità: il giornalista Andrea Purgatori, purtroppo scomparso lo scorso anno.
Fin dai primi momenti successivi all’incidente, Purgatori ha dedicato la sua carriera a svelare le bugie e le omissioni di chi voleva nascondere la verità. Grazie al suo impegno, molte delle teorie alternative e dei tentativi di insabbiamento sono stati smascherati. Purgatori ha continuamente sollecitato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità, mantenendo viva la ricerca della verità e della giustizia per le vittime e le loro famiglie.
Ricordare le vittime: il Museo di Bologna
La strage di Ustica non è solo una questione di indagini e teorie, ma anche un dramma umano che ha colpito profondamente le famiglie delle vittime. Ogni anno, il 27 giugno, vengono organizzate cerimonie commemorative per ricordare le persone che persero la vita in quella tragica notte. Nel 2007 è stato inaugurato a Bologna il Museo della Memoria di Ustica, un luogo dedicato a preservare la memoria delle vittime e a sensibilizzare il pubblico sulla ricerca della verità. Nel museo è esposto il relitto dell’Itavia, che era stato precedentemente ricomposto in un hangar dell’aeroporto di Pratica di Mare dove vi rimase fino al 2006 a disposizione della magistratura per le indagini.
A 44 anni dalla strage di Ustica, la verità su quanto accaduto quella notte del 27 giugno 1980 resta ancora avvolta nel mistero. Le indagini, le testimonianze e le dichiarazioni emerse nel corso degli anni hanno gettato luce su alcuni aspetti della tragedia, ma molte domande rimangono ancora senza risposta. Solo con il pieno accertamento dei fatti si potrà finalmente rendere giustizia alle 81 vite spezzate e chiudere uno dei capitoli più dolorosi della storia italiana.