63 anni fa, il 13 agosto 1961, iniziava la costruzione del Muro di Berlino, un evento che inasprì ulteriormente la Guerra Fredda. Eretto dal governo della Germania dell’Est (Repubblica Democratica Tedesca, DDR), il muro divenne il simbolo della divisione tra il blocco orientale, guidato dall’Unione Sovietica, e quello occidentale, sostenuto dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Inizialmente composto da filo spinato, fu presto sostituito da elementi prefabbricati in cemento e pietra, formando una barriera solida che, una volta completata, circondò completamente Berlino Ovest, trasformando i tre settori occidentali in un’isola all’interno dei territori orientali.
Durante il suo periodo di esistenza, il Muro di Berlino fu teatro di circa 5.000 tentativi di fuga riusciti da parte di cittadini della Germania Est verso Berlino Ovest. Almeno 133 persone persero la vita nel tentativo di attraversarlo.
Il muro rimase in piedi per 28 anni, fino al 9 novembre 1989, quando la sua caduta segnò la conclusione della divisione della Germania e della Guerra Fredda tra Est e Ovest. Quella sera, migliaia di persone iniziarono a scavalcare e abbattere il muro, che aveva separato Berlino e l’Europa per quasi tre decenni. L’evento simboleggiò la fine della separazione tra il mondo occidentale e il blocco comunista, già in declino a causa della perestrojka di Mikhail Gorbaciov e delle rivolte in altri paesi dell’Europa orientale, come Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e Romania, oltre alla protesta di piazza di Tienanmen in Cina nel 1989.
Berlino dopo la seconda guerra mondiale
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la Conferenza di Jalta nel 1945, Berlino fu divisa in quattro settori controllati da Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Il settore sovietico, il più esteso, comprendeva i distretti orientali di Berlino.
Nel 1948, l’Unione Sovietica cercò di occupare tutta la città attraverso il “blocco di Berlino”, provocando una risposta degli alleati che istituirono un ponte aereo per rifornire i settori occidentali. Nel 1949, i tre settori occidentali divennero parte integrante della Germania Ovest e furono circondati dalla Germania Est, diventando un’isola.
Inizialmente, i berlinesi potevano muoversi liberamente tra i settori, ma con il deteriorarsi delle relazioni tra Est e Ovest, i movimenti furono progressivamente limitati. Nel 1952, il confine tra Germania Est e Ovest fu chiuso. Le difficili condizioni di vita sotto il regime sovietico spinsero circa 2,6 milioni di persone a fuggire verso l’Ovest tra il 1949 e il 1961, utilizzando Berlino come via di fuga. Questo esodo causò gravi problemi economici e sociali alla Repubblica Democratica Tedesca, portando la leadership sovietica e il governo della Germania dell’Est a prendere misure drastiche, culminate nella decisione di erigere un Muro per fermare l’emorragia di persone.
Artefice dell’operazione fu Walter Ulbricht, capo di Stato della DDR e segretario del Partito Socialista Unitario della Germania che esercitò forti pressioni sulla leadership sovietica per ottenere il consenso alla costruzione del muro. Nonostante avesse negato pubblicamente i piani per la costruzione, “nessuno ha intenzione di costruire un muro” disse pubblicamente, dietro le quinte Ulbricht pianificava con i sovietici la chiusura delle frontiere. L’operazione “Rose”, guidata da Erich Honecker, coinvolse forze di polizia e milizie della Ddr, con il supporto delle truppe sovietiche.
13 agosto 1961: inizia la creazione del Muro
Gli occidentali sottovalutarono la determinazione sovietica, e il Muro di Berlino fu eretto con rapidità e segretezza nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, inizialmente utilizzando solo filo spinato. Le strade furono bloccate, le linee ferroviarie interrotte e i berlinesi si trovarono improvvisamente separati da amici e familiari.
A partire dal 15 agosto, il filo spinato fu sostituito con elementi prefabbricati in cemento e pietra, creando così la prima versione del muro, che circondò completamente Berlino Ovest, trasformando i settori occidentali in un’isola all’interno del territorio orientale.
Sebbene le autorità della Germania Est sostenessero che si trattava di un “muro di protezione antifascista” per prevenire un’aggressione dall’Ovest, era evidente che lo scopo reale fosse impedire ai cittadini della Germania Est di fuggire a Berlino Ovest e, quindi, nella Germania Ovest. Con il muro l’Urss raggiunse il suo obiettivo: dal 1962 al 1989, solo cinquemila persone riuscirono a emigrare.
Muro di Berlino: un simbolo della Guerra Fredda
Il Muro di Berlino divenne rapidamente uno dei simboli della “Cortina di Ferro” che divideva l’Europa, la rappresentazione della contrapposizione tra i due blocchi mondiali. Alto circa 3,6 metri e lungo oltre 140 chilometri, era sorvegliato da torri di controllo, truppe armate e una “striscia della morte” che rendeva estremamente pericolosi i tentativi di fuga, causando la morte di molte persone. La struttura fortificata includeva un fossato profondo 3,5 metri e due muri di cemento armato, sorvegliata da 302 torri di controllo, filo spinato, cani da guardia e 14.000 guardie della Germania dell’Est.
Per 28 anni, il Muro di Berlino fu una ferita aperta nel cuore dell’Europa, separando non solo una città e una nazione, ma anche famiglie e comunità. Durante questo periodo, circa 5.000 cittadini della Germania Est riuscirono a fuggire con successo verso Berlino Ovest, mentre almeno 133 persone persero la vita, sebbene alcune stime suggeriscano un numero superiore a 200.
9 novembre 1989: cade il muro
Il Muro di Berlino rimase in piedi per 28 anni fino al 9 novembre 1989, quando, sotto la pressione delle manifestazioni popolari e dei cambiamenti politici in Unione Sovietica e nell’Europa orientale, il governo della Germania dell’Est annunciò l’apertura dei confini. Quella notte, migliaia di berlinesi dell’Est e dell’Ovest si radunarono presso il muro, abbattendolo fisicamente in un clima di euforia.
Tutto ebbe inizio nel pomeriggio del 9 novembre quando, Egon Krenz, segretario generale del partito comunista tedesco orientale, decise di aprire nuovi punti di passaggio. Poche ore dopo, durante una conferenza stampa, il portavoce del regime, Günter Schabowski, interpretò male queste informazioni e annunciò che i cittadini dell’Est potevano attraversare il confine “da subito”. Questo errore di comunicazione scatenò un’ondata di entusiasmo tra i cittadini dell’Est, che si precipitarono ai valichi di frontiera, costringendo le guardie a lasciarli passare.
L’evento fu ripreso dalle televisioni di tutto il mondo, mostrando Berlino Ovest invasa da cittadini dell’Est, increduli e festanti. Molti presero frammenti del muro come souvenir, mentre il famoso violoncellista Mstislav Rostropovich suonò una suite al Checkpoint Charlie, rendendo il momento ancora più simbolico.
Nei giorni seguenti, la rimozione del muro divenne una sorta di rito per molti, soprannominati “Mauerspechte” (picchi del muro). Il 21 luglio 1990, Roger Waters dei Pink Floyd organizzò un concerto per celebrare la caduta del Muro, eseguendo dal vivo “The Wall”.
La Germania fu ufficialmente riunificata il 3 ottobre 1990, con l’integrazione dei cinque Land dell’ex DDR nella Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest).