La data di oggi segna una ricorrenza significativa nella storia dell’aviazione. Il 15 giugno del 1919, esattamente 102 anni fa, veniva completato il primo volo transatlantico senza scalo di sempre. A realizzarlo furono due aviatori e militari britannici: il capitano John William Alcock, che svolgeva il ruolo di pilota, e il tenente Arthur Whitten Brown, che faceva da navigatore.
L’aereo utilizzato per l’impresa era un Vickers Vimy, un bombardiere caratterizzato da due motori a elica circondati da due paia di ali, leggermente modificato per incrementare la capacità di carburante e rendere più facile l’interazione fra i due membri dell’equipaggio.
Il viaggio durò 16 ore e 27 minuti e fu assai problematico, perché l’abitacolo era aperto e i due aviatori dovettero sopportare condizioni meteo ostili per tutto il tragitto: incontrarono nebbia, neve e grandine, e a tratti volarono senza visibilità. Si racconta che, a un certo punto, Brown fu addirittura costretto a salire su un’ala per staccare il ghiaccio dal motore con un temperino.
Oggi viene da pensare che una traversata del genere debba aver avuto come punti di partenza e di arrivo città come New York, Londra o Parigi. All’epoca però l’organizzazione fu differente e consegnò alla storia due centri a dir poco minori. Il decollo avvenne infatti da Saint John’s, città canadese situata nella penisola di Avalon e parte dell’isola di Terranova, mentre l’atterraggio ebbe luogo a Clifden, piccolo centro della contea di Galway, sulla costa occidentale dell’Irlanda. In tutto, circa 3.000 chilometri.
Come riconoscimento, Alcock e Brown furono insigniti del titolo di cavaliere da Re Giorgio V, mentre Winston Churchill, allora segretario di Stato per la guerra e per l’Aria, consegnò loro il Daily Mail prize, un premio in denaro da 10mila sterline offerto dal quotidiano Daily Mail per il primo attraversamento senza scalo dell’oceano Atlantico.