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Abusivismo edilizio “di necessità”: Campania bocciata dalla Consulta

FIRSTonline

I più accorti parlano di 10 miliardi all’anno di giro d‘affari legato all’abusivismo edilizio. Un pezzo consistente delle ecomafie che non si riesce a scalfire, i cui effetti ricadono sul territorio, sull’ambiente, sulle attività lecite. Un po’ alla volta lo Stato, i Comuni, gli ordini professionali, le Regioni provano a porre rimedio e non sempre gli va bene. La Campania, ultima a voler decidere e fare autonomamente, si è vista bocciare dalla Corte Costituzionale la sua legge del 2017.

Una norma sull’abusivismo edilizio che consentiva ai Comuni di non procedere alle demolizioni e di affittare o vendere (!) l’immobile abusivo allo stesso costruttore pirata. Una legge “circolare” che non andava bene, lesiva di una pluralità di interessi e che la Corte ha cassato soprattutto sotto l’aspetto penale. La Campania ha poco o nulla da regolamentare. Il giro d’affari va combattuto in tutte le direzioni, e nessun Governatore pensi di trattare la materia come meglio crede. Sul tappeto, oltre alla tutela del paesaggio e alle ricadute turistiche ed ambientali, ci sono forniture, materiali, prestazioni di servizi, mano d’opera, incarichi professionali. Cose da tutelare a livello nazionale anche per le partite economiche. Non esiste abusivismo di necessità, le correzioni ai disastri urbanistici e territoriali vanno cercate in un sistema nazionale.

Soltanto lo Stato centrale può e deve legiferare, dicono i giudici. E magari la sentenza è l’occasione per stimolare il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa a mettere sul tavolo nuovi provvedimenti. Intanto quella legge regionale o altre simili sono da accantonare. Gli ambientalisti si erano battuti contro la legge campana che aveva sollevato fortisime critiche anche all’interno del Pd, il partito del Governatore Vincenzo De Luca. Lui aveva insistito, nonostante la sua sia tra le Regioni più devastate d’Italia. In un Mezzogiorno dove l’edilizia illegale – scrive Legambiente – supera il 50% di quella legale. Non a caso Associazioni e volontariato plaudono perché la conseguenza prevalente della pronuncia di giudici romani è il blocco di leggi fai da te. Volente o nolente sanatorie territoriali che avrebbe fatto aumentare i 14 miliardi di fatturato complessivo di economia illegale.

Il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) italiano ha denunciato “la sottrazione di una quota crescente dei processi di urbanizzazione al controllo della legalità”. Il ritmo di costruzioni fuori legge in due anni è stato di 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate rispetto al 17,6 del 2016. Un sistema che si radica e danneggia la collettività come denunciano da tempo anche le organizzazioni dei costruttori. Sequestrare e abbattere sta diventando la richiesta più forte che chiama in causa Parlamento e governo. Perché se a dover buttare giù le costruzioni abusive sono i sindaci, poco o nulla cambierà. La competenza dovrebbe passare allo Stato centrale, che dovrebbe a sua volta trovare mezzi e soldi per intervenire. Di certo non basta una sentenza, sebbene importante.

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