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Abramovich, non solo Chelsea: ecco la lista dei beni confiscati dal Regno Unito all’oligarca russo

Wikimedia Commons Di Brian Minkoff-London Pixels - Opera propria, CC BY-SA 4.0

L’impero britannico di Roman Abramovich non esiste più. È stato congelato nell’ambito delle sanzioni imposte agli oligarchi russi vicini a Vladimir Putin per la scellerata guerra in Ucraina. A far rumore è soprattutto il coinvolgimento del Chelsea, la squadra più titolata del Regno Unito che Abramovich aveva annunciato di voler vendere e che da oggi in poi avrà un futuro incerto. Ma a ben guardare la lista dei beni soggetti alle sanzioni di Downing Street va molto oltre, comprendendo conti correnti, ville, aziende, maxi yacht. Asset che valgono miliardi di euro, o di sterline in questo caso. 

“Le sanzioni di oggi mostrano ancora una volta che gli oligarchi e i cleptocrati non hanno posto nella nostra economia o nella nostra società. Con i loro stretti legami con Putin, si rendono complici della sua aggressione”, ha dichiarato in una nota Liz Truss, la segretaria agli Esteri del gabinetto di Boris Johnson.

“Non ci possono essere più posti tranquilli per chi supporta i crimini di Putin”, ha aggiunto il Premier britannico, “queste sanzioni sono l’ennesima dimostrazione del nostro sostegno al popolo ucraino”. 

Chi è Roman Abramovich?

Roman Abramovich è il più famoso tra gli oligarchi russi. La sua fama si deve soprattutto alla passione per il calcio che nel 2003 lo ha portato ad acquistare il Chelsea, una delle squadre più titolate del Regno Unito e del mondo. Sotto la sua proprietà il club di Stamford Bridge ha vinto 21 trofei, tra i quali due Champions League. Ma l’affare più grosso della sua vita è avvenuto nel 2005, anno in cui Il magnate russo ha venduto una partecipazione del 73% nella compagnia petrolifera russa Sibneft al titano statale del gas Gazprom per 9,87 miliardi di sterline, circa 11,5 miliardi di euro. 

Abramovich detiene partecipazioni nel gigante dell’acciaio Evraz (la sua quota valeva 1,4 miliardi di sterline alla fine del 2021, ma mercoledì sera era crollata a 320 milioni di sterline) che ha sede a Londra e nella società metallurgica russa Norilsk Nickel, tra i principali produttori di nichel e palladio al mondo. Secondo le ultime stime, il suo patrimonio netto è pari a 11,2 miliardi di euro, 9,4 miliardi di sterline. “È uno dei pochi oligarchi degli anni ’90 ad aver mantenuto la ribalta sotto Putin”, sottolinea il Governo Uk in una nota.

Le sanzioni imposte a Roman Abramovich

Il magnate russo non potrà più fare affari nel Regno Unito e non potrà più nemmeno metterci piede, dato che una delle sanzioni imposte dal governo guidato da Boris Johnson prevede il divieto di ingresso nel Paese. Non solo, a nessun cittadino o nessuna azienda del Regno sarà consentito fare business con lui. I suoi conti correnti e le sue partecipazioni in Uk sono stati interamente congelati.

Allo scopo di sfuggire dalle sanzioni britanniche, Abramovich aveva già messo in vendita parte del suo sterminato patrimonio britannico, di cui fanno parte una mega villa a Kensington del valore di circa 180 milioni di euro, una penthouse nel centro a Londra (valore 27 milioni), yacht per 1,5 miliardi, jet ed elicotteri privati per quasi 400 milioni. 

Il Chelsea non è più in vendita, futuro a rischio

Ma ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica britannica sono soprattutto le ripercussioni sul Chelsea, una delle squadre di calcio più vincenti e più note del Regno Unito, il cui futuro è sempre più in bilico. “Le restrizioni sul congelamento dei beni si applicano anche a tutte le entità possedute o controllate da Roman Abramovich. Ciò significa che il Chelsea Football Club è ora soggetto anche al congelamento dei beni ai sensi delle sanzioni finanziarie del Regno Unito” ha spiegato il Governo. Tradotto: Abramovich non potrà più vendere la società. La decisione di disfarsi della squadra era stata annunciata pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Attraverso due note, l’oligarca russo aveva prima rinunciato alla presidenza del club e poi dato mandato alle banche di cercare acquirenti interessati a un affare da circa 3 miliardi di sterline (3,5 miliardi di euro), annunciando che gli incassi sarebbero stati devoluti alle vittime del conflitto. 

Downing Street ha fatto sapere che la squadra di calcio potrà continuare a giocare, ad impegnarsi in altre attività. “La licenza sarà costantemente rivista e lavoreremo a stretto contatto con le autorità calcistiche”, ha affermato il governo. I giornali inglesi scrivono che il Chelsea potrà continuare a spendere solo per finanziare le attività quotidiane e pagare il personale, ma non potrà fare alcun tipo di investimento (tra i quali nuovi contratti e acquisti o cessioni di giocatori). Confermati anche gli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti per assistere alle partite, ma sarà vietato vendere nuovi biglietti per i prossimi match. Vietato anche vendere prodotti legati al merchandising. Infine, per la vendita del club sarà necessario un permesso speciale del Governo, ma in ogni caso Abramovich non riceverà neanche una sterlina derivante dall’eventuale cessione. 

Gli altri oligarchi sanzionati da Londra: congelati asset per 18 miliardi

Oltre ad Abramovich il Regno Unito ha annunciato sanzioni su altri sette oligarchi. 

Igor Sechin, Oleg Deripaska e Dmitri Lebedev dopo che sono stati aggiunti all’elenco delle sanzioni del paese, tra cui il re dell’alluminio Oleg Deripaska, che ha partecipazioni in En+ Group, il Chief Executive of Rosneft Igor Sechin, il presidente di Vtb Bank Andrey Kostin, il Ceo di Gazprom Alexei Miller, il presidente di Transneft Nikolai Tokarev, il presidente del del consiglio di amministrazione di Bank of Rossiya Dmitri Lebedev. 

Complessivamente sono stati congelati asset per circa 18 miliardi di euro, 15 miliardi di sterline, che si aggiungono ai 22 miliardi congelati la settimana scorsa ad altri oligarchi, tra cui l’imprenditore Alisher Usmanov, proprietario del 30% dell’Everton, altra squadra della Premier League, e l’ex vice premier russo Igor Shuvalov.

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Categories: Economia e Imprese