La pellicola, o anche definita film, è il cinema. Perlomeno fintanto che era il supporto maggiormente usato per la realizzazione di opere cinematografiche. Oggi si può fare cinema anche senza pellicola in quanto possibile registrare immagini con macchine da ripresa digitale che incidono su una memoria interna o esterna alla macchina stessa.
La pellicola fu inventata intorno alla fine del XIX secolo e brevettata da George Eastman. I formati generalmente diffusi sono, in larghezza, 8, 9,5, 16, 35, 65 e 70 millimetri. Nel 1909 venne definita la convenzione che stabiliva in 35 mm la misura standard per la produzione cinematografica con una velocità di scorrimento di 24 fotogrammi al secondo. Con l’avvento del sonoro, accanto all’immagine vennero inserite le piste audio (inizialmente 4 per quadro).
Presa diretta: si tratta della registrazione del sonoro durante la ripresa video, in sincrono. Molto efficace quando si tratta di dialoghi dove è importante rilevare le inflessioni, i toni, della voce dei personaggi. Sottolinea una parte della sequenza dove si evidenzia la naturalezza e la spontaneità della ripresa, laddove in montaggio invece non riesce a rendere. Talvolta si utilizza la p.d. con la cinepresa o telecamera a “spalla”.
Il peplum è un genere di film storici, talvolta a sfondo religioso, ambientati nel mondo antico di Roma o nella classicità greco romana. Nasce agli inizi del secolo scorso e prende forma compiuta a partire dagli anni ’50 quando anche entrano in campo le grandi produzioni americane. Decade intorno agli anni ’60. Titoli memorabili: dal primo Quo Vadis di Enrico Guazzoni del 1912 (visibile su Youtube) ad uno degli ultimi: Sodoma e Gomorra di Robert Aldrich del 1961. Anche il Gattopardo di Luchino Visconti (1063) per certi aspetti viene considerato appartenere al genere peplum. Per saperne di più: di Stefano Della Casa, Enciclopedia del Cinema Treccani.
Il cinema italiano non sarebbe lo stesso senza Pier Paolo Pasolini. Si iscrive da giovani al Partito Comunista dal quale venne poi cacciato nel 1949 perché omosessuale. Inizia a lavorare come assistente Mauro Bolognini fino a quando esordisce, nel 1961, con Accattone che lo rende subito noto al grande pubblico nazionale, oltre a quanto è già conosciuto come poeta e scrittore. Il suo timbro di produzione è intorno alla ricerca della spiritualità legata alle condizioni materiali di vita delle persone. I suoi luoghi sono le periferie urbane, di Roma in particolare, e i suoi personaggi provengono dallo stesso ambiente, semplice e popolare. Seguirà Mamma Roma con Anna Magnani, del 1962, e successivamente prenderà avvio il filone mistico religioso con Il Vangelo secondo Matteo del 1964 fino alla cosiddetta trilogia della vita (Il Decameron, i racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte, realizzati tra il 1971 e il 1974. Seguiranno altri film sempre di grande successo: da Medea con Maria Callas fino al suo ultimo lavoro Salò o le 120 giornate di Sodoma del 1975. Da ricordare Uccellacci e uccellini con Totò del 1966 dove intravvede la crisi del marxismo e riflette sul futuro, sul destino, del mondo del lavoro e il ruolo che rivestono gli intellettuali impegnati nella sinistra.
Tre registi internazionali di grande spessore: gli americani Sam Peckimpah e Sidney Pollack e il francese, da genitori polacchi, Roman Polansky. Al primo si devono titoli importanti come Il mucchio selvaggio del ’69 (tra i più violenti in quel periodo), Cane di paglia del ’71 con Dustin Hoffman, Pat Garret e Billy the kid con una indimenticabile colonna sonora di Bob Dylan del ’73 e, per finire, Voglio la testa di Garcia del 1979. Del secondo ricordiamo agli esordi Non si uccidono così anche i cavalli del ’69, poi Corvo rosso non avrai il mio scalpo del ’70. Negli ultimi impegni si cimenta come attore (Eyes wide shut di Kubrick) e come produttore (Sliding doors di Howitt). Infine, per quanto riguarda Polansky, oltre ai problemi personali successivi alla morte della moglie assassinata dal santone Charles Manson e all’arresto per molestie sessuali, è noto per il suo esordio con Rosemary’s baby del ’68 e per l’Oscar del 2003 con Il pianista.