?I tempi delle rumorose dimissioni della presidenza dell’Abi contro il decreto liberalizzazioni voluto dal primo ministro Mario Monti sembrano lontani anni luce. Era il primo marzo scorso, poco più di un mese fa. Tutt’altra aria tira oggi tra l’associazione dei banchieri e il Governo. Lo testimonia anche il fatto che il ritardo con cui il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha preso parte alla discussione non ha impedito che lo spirito della sua riforma aleggiasse sui relatori anche in sua assenza. Tutti ne hanno difeso il progetto: da Giancarlo Durante, direzione sindacale Abi, a Pietro Ichino, giuslavorista e senatore tra le fila dei democratici, passando per lo stesso Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi.
Una rinnovata armonia. Oggi dunque c’è piena sintonia tra banchieri e tecnici. Stesse linee guida a motivarne le scelte, stessa volontà di innovare la cultura del lavoro in Italia, stessa volontà di usare “toni pacati” nell’affrontare i temi cruciali ancora in fase di discussione. Perché, come ha sottolineato lo stesso Mussari, il nuovo contratto collettivo dei bancari si “innesta in maniera virtuosa nella riforma del lavoro voluta dal Governo”. Non solo. Mussari ha anche chiesto che si faccia il possibile per dare “l’esito migliore all’iter parlamentare della riforma”, cioè che si evitino strappi e modifiche che la snaturino e si arrivi subito all’approvazione. “Il governo ha fatto uno sforzo straordinario in una situazione complessa – ha continuato il presidente dei bancari – portando via l’Italia dal baratro in cui si trovava nei mesi di novembre e dicembre e ponendo le basi affinchè si inneschi una spirale positiva di crescita”.
La matrice capitale-lavoro. La riforma è un primo passo. Tutti concordi. Ma la proposta che i banchieri fanno al Governo è contribuire perché in Italia cambi quella che Mussari ha definito “la matrice capitale-lavoro”. In sostanza cambiare il rapporto tra aziende e lavoratori, affinché “tra loro ci sia un rapporto migliore, una maggiore collaborazione, e si consideri l’azienda come bene comune”. Insomma, una pax bancaria che si estenda a tutto il Paese.
Una rivoluzione culturale nel mondo del lavoro. Parole che il ministro Fornero ha subito fatte proprie. “Sono preoccupata dalle fratture che attraversano il paese. Fratture geografiche, tra nord e sud della Penisola. Ma anche culturali. Perché in troppi casi ho trovato datori di lavoro che accusavano i propri dipendenti di scarso impegno sul posto di lavoro, e lavoratori che accusavano le aziende di sfruttamento”. Tensioni e divisioni che la riforma, dice Fornero, vuole risolvere. “Tengo a precisare che questa è una riforma per tutti. Non ha lavoratori più o meno privilegiati. Sarà importante che passi questo messaggio per tutte le categorie. Il paese ha già dimostrato di essere pronto a questi cambiamenti. Lo dimostra la cancellazione dell’articolo 18 che – sostiene Fornero – oggi non è più un tema in discussione perché è già stato assimilato”. Parola di ministro, che ha elogiato l’Abi per aver elaborato un rinnovo del contratto collettivo in sintonia con la filosofia che guida il Governo Monti.