L’attuale Unione europea alle banche non piace. Perché “è come un’aquila bicipite in cui una testa spinge per lo sviluppo, mentre l’altra crea troppe regole”. Lo ha detto il presidente dell’Abi Antonio Patuelli nella sua relazione durante l’assemblea annuale dell’Associazione che si svolge oggi a Roma.
Le banche italiane credono fermamente nel progetto di costruzione europea, ma “questa Europa non ci piace, non è quella che abbiamo sognato e vogliamo” ha rilevato Patuelli spiegando che “è come un’aquila bicipite in cui una testa (quella monetarista) spinge per lo sviluppo, mentre l’altra crea troppe regole, sempre più stringenti per il capitale delle banche, anche con annunci continui di sempre altre misure che riducono la disponibilità di credito all’economia”.
In questo quadro per Patuelli la soluzione è “completare urgentemente il disegno di rilancio europeo con l’approvazione di Testi Unici Europei con identiche norme bancarie, finanziarie, di diritto penale dell’economia, di diritto fallimentare e con una maggiore omogeneità fiscale, senza le quali le contraddizioni sono evidenti”.
D’altra parte, la grave crisi greca è “la spia “del modo stesso di essere dell’Unione”, di conflitti “che, oltre che economici, hanno di fatto una rilevantissima matrice geo politica internazionale”, ha fatto notare Patuelli indicando che da questa crisi va colta la spinta per la crescita degli assetti istituzionali dell’Unione Europea, “con una vera Costituzione europea che definisca doveri e diritti ed eviti conflitti economici di alto rilievo politico”. Per Patuelli “dalla metà del guado occorre muoversi velocemente per completare la nuova Europa federale”.
IN ITALIA ARIA NUOVA E COSTRUTTIVA
BANKITALIA, I CREDITI DETERIORATI SI DIMEZZERANNO
D’altra parte in Italia il clima sembra virare verso l’ottimismo. “Da qualche mese – ha rilevato Patuelli – percepiamo in Italia un’aria nuova e più costruttiva, dovuta alla convergenza delle iniziative delle Istituzioni per la ripresa, degli sforzi delle categorie economiche” e dal contesto esterno largamente favorevole.
Anche i numeri bancari segnalano fattori di ripartenza: il complesso dei prestiti a famiglie e imprese è salito a 1.403 miliardi, sopra ai 1.279 del 2007, quindi prima della crisi. Nei primi cinque mesi del 2015 i nuovi mutui sono cresciuti del 64% mentre il credito al consumo è aumentato dell’11% e i nuovi prestiti alle imprese sono cresciuti dell’11,6%. “Questo 2015 – ha concluso Patuelli – deve essere l’anno della svolta e l’inizio di una decisa ripresa. Se non ora, quando?”.
Certo, i prestiti in sofferenza sono arrivati ormai alla cifra mostre di 191 miliardi (ad aprile). Ma dal presidente dell’Associazione bancaria italiana è arrivata l’approvazione sulle mosse del Governo. Patuelli ha affermato di apprezzare “il ruolo lungimirante della Banca d’Italia e l’impegno del Governo di trovare nuovi strumenti per favorire lo smaltimento della massa dei crediti deteriorati”. Il recente decreto legge modernizza infatti il diritto fallimentare “in particolare per il recupero dei crediti, e realizza l’omogeneizzazione del trattamento fiscale delle perdite sui crediti ai tempi europei”. La Banca d’Italia, ha successivamente spiegato il governatore Ignazio Visco intervenendo sempre all’Abi, stima che l’intervento sulle esecuzioni immobiliari produrrà una riduzione della loro durata “da quattro a tre anni” e che “aumenterà il prezzo di mercato degli attivi deteriorati” e quelli assistiti da garanzie immobiliari potrebbero incrementare il loro valore del 10 per cento. Lo stock dei crediti deteriorati dovrebbe ridursi, fino a dimezzarsi nel più lungo termine.
In campo, accantonata l’idea di una vera e propria bad bank, c’è poi la Amc, la società specializzata per l’acquisto di crediti deteriorati che sta studiando il Governo che mira, nelle parole di Visco, “a riattivare meccanismi di mercato, non a porre rimedio, a carico della collettività, delle difficoltà di singoli intermediari”. “Potrà anch’essa – ha aggiunto – contribuire a ristabilire un adeguato flusso di credito e, per questa via, a sostenere la ripresa economica”. Su questo fronte Visco ha spiegato che il dialogo in corso tra le Autorità italiane e la Commissione Europea va finalizzato in tempi rapidi: “il protrarsi dell’incertezza su questa materia può disincentivare la finalizzazione di transazioni sul mercato”.
VISCO, DA GRECIA EFFETTI LIMITATI
SERVE UN CHIARO ACCORDO POLITICO
La ripresa italiana ha chance di materializzarsi nonostante la crisi greca. Lo stesso Visco, ha rilevato che anche nello scenario peggiore, dalla Grecia si avrebbero effetti modesti per l’Italia. “Gli effetti diretti della crisi greca, per il tramite dei legami commerciali e finanziari – ha detto – sarebbero modesti per l’Italia e per l’area (dell’euro, ndr) anche nei peggiori scenari”. La rottura delle trattative tra Grecia e creditori e l’esito del referendum “hanno avuto finora riflessi nel complesso contenuti sui mercati finanziari dell’area dell’euro”, ha detto aggiungendo che il Consiglio direttivo della Bce (di cui Visco è membro) “segue attentamente gli sviluppi” ed “è pronto a usare tutti gli strumenti a sua disposizione”.
Il rischio di ripercussioni più gravi potrebbe però verificarsi se la crisi riaccendesse negli investitori internazionali il timore che l’euro non sia irreversibile. “Sarà indispensabile in questo caso – ha detto Visco – un’azione di contrasto coordinata da parte delle autorità sia nazionali sia europee”. Secondo il Governatore le tensioni non hanno finora indebolito gli effetti del quantitative easing della Bce il cui consiglio direttivo “è determinato a dare piena attuazione al programma per riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo di medio termine. Eventuali restrizioni indesiderate delle condizioni monetarie andranno contrastate con forza”. “Il Consiglio direttivo della Bce – ha aggiunto Visco a braccio durante la sua relazione – sulla Grecia ha agito con responsabilità e prudenza, ma la situazione è difficile e per mantenere il sostegno ci vuole la chiara prospettiva di un accordo” politico.
BANCHE POPOLARI SOTTO IL FARO
RIFORMA DEVE ESSERE SOSTANZIALE
Nella relazione di Visco c’è anche spazio per le banche popolari sulle quali, assicura, la Banca di Italia vigilerà affinché la riforma “sia applicata in modo sostanziale e non solo formale”. “Nell’esercizio dei poteri di autorizzazione attribuiti dalla legge – ha detto – la Banca d’Italia verificherà che le operazioni societarie proposte dagli intermediari non abbiano l’effetto di perpetuare, sotto diverse spoglie, le configurazioni proprietarie e gestionali che il legislatore ha inteso rimuovere”.