X

Abi, Mussari: ripensare il modo di fare Banca

“Questo governo non è mai stato tenero nei nostri confronti, tanto che in ogni decreto legge abbiamo ritrovato misure nei nostri confronti certamente criticabili e che non trovano corrispondenze nel quadro normativo europeo, da ultimo l’accentramento ex abrupto delle tesorerie scolastiche. Ciò nonostante rinnoviamo all’esecutivo il nostro pieno e convinto sostegno, sottolineando come i compiti che lo attendono e che attendono il Paese siano così impegnativi da rendere necessario il leale sostegno di tutti”. Lo ha assicurato Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi, aprendo questa mattina a Roma la cinquantaduesima assemblea dell’Associazione. Erano presenti, fra gli altri, il premier Mario Monti, e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco.

BANCHE ITALIANE PENALIZZATE, TROPPE REGOLE

“Le imprese bancarie – ha proseguito il numero uno dell’Abi – non chiedono regole di favore, ma un terreno di gioco livellato, basato sulle giuste regole di stabilità, di trasparenza e di concorrenza, senza vincoli amministrativi, obblighi a prestare servizi gratuiti per sussidiare inefficienze di altri settori”.Secondo Mussari, “se le norme europee ci penalizzano, la normativa nazionale ha inciso gravemente sulle capacità reddituali delle banche. Troppe regole impediscono di operare e, in taluni casi, incidono sui meccanismi di un’economia di mercato. Sia chiaro: nessuno si lamenta della necessaria trasparenza, cui peraltro siamo pienamente votati, ma un conto è la trasparenza e un conto sono i 500 provvedimenti degli ultimi cinque anni che hanno, a vario titolo, interessato le imprese bancarie, due provvedimenti a settimana”.

VALORIZZARE QUOTE BANKITALIA PER RAFFORZARE CAPITALE

L’Abi, inoltre, aderisce alla proposta lanciata nel corso dell’ultimo congresso Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie, per “la valorizzazione delle quote di capitale” possedute dalle Banche nella Banca d’Italia (oltre la metà in capo ad Unicredit e Intesa Sanpaolo). Mussari ritiene che “ne trarrebbero benefici i patrimoni delle banche: aumenterebbe la nostra capacità di erogare credito, si porrebbe fine ad illazioni tanto infondate quanto pretestuose”. Le Banche chiedono inoltre la possibilità di dedurre fiscalmente le perdite sui crediti. 

LO SPREAD E’ IL PRIMO PROBLEMA

“Lo spread rappresenta il primo problema per l’Italia – ha proseguito Mussari -. Spread alto significa meno credito, credito più caro e in definitiva meno crescita. Lo spread è frutto di errori passati e di speculazione e si combatte con rigore, crescita e cooperazione. Cooperare vuol dire fare ogni sforzo per promuovere le riforme in essere, contribuire a migliorare all’estero l’idea dell’Italia e della sua stabilità. Ciò non esclude ovviamente le osservazioni critiche, anche le più profonde. Ma chi decide di cooperare lo fa contribuendo a costruire, non solo condividere, un obiettivo comune”. 

SPENDING REVIEW, CON I RISPARMI ABBASSARE LE TASSE

Il Presidente dell’Associazione bancaria italiana giudica il decreto sulla spending review “un momento di trasformazione qualitativa della battaglia per il contenimento delle uscite. Plaudiamo alle prime misure varate con il decreto degli inizi di luglio”. Ma ora è necessario che “tutte le risorse provenienti dai risparmi della spending review siano destinate alla riduzione della pressione fiscale, che ha raggiunto livelli insostenibili per imprese e famiglie”.

EUROPA: BENE UNIONE BANCARIA, ORA FARE PRESTO

Quanto alle risposte europee alla crisi, “esprimiamo un giudizio positivo sulle conclusioni del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno – ha detto ancora Mussari -, ma ci sembra che l’urgenza dettata da mercati non trovi sufficiente riscontro nell’attuazione delle misure. La crisi che stiamo vivendo oggi è una crisi di fiducia nei confronti dell’Europa come entità politica ed economica, non è semplicemente la sommatoria delle difficoltà di alcuni dei suoi paesi membri. Per questo la risposta deve essere politica, europea e unitaria, nel senso di un’univoca scelta federale”. Le banche italiane dicono quindi sì all’unione bancaria, che vuol dire “regole comuni applicate e sanzionate in modo coerente, regole comuni per la gestione delle crisi bancarie e schema di garanzia dei depositi europeo”. 

Related Post
Categories: News