A2A chiude l’esercizio 2011 in perdita per 420 milioni ma distribuirà comunque un dividendo di 0,013 centesimi per azione. Il dividendo 2011 di A2A è “limitato, ma abbiamo voluto dare un segnale a tutti i nostri azionisti”, ha detto il presidente del consiglio di gestione Giuseppe Sala al termine di un Cda definito “lungo ma sereno”, dove tutti i consiglieri presenti hanno votato a favore di bilancio e cedola. Il titolo, dopo un rialzo sopra l’1,8%, gira in territorio negativo e cede lo 0,99%.
La perdita del 2011 dipende da svalutazioni nette dovute principalmente al riassetto di Edison per 627 milioni di euro a fronte di utili netti per 168 milioni e plusvalenze per 39 milioni della cessione di una quota detenuta in Metroweb e altre partecipazioni minori. I ricavi sono risultati in crescita del 2,6% a 6.198 milioni di euro mentre il margine operativo è in calo del 9,4% a 942 milioni, a causa della performance della partecipata Epcg. Il risultato operativo netto si è attestato a 301 milioni del 2011 dal 498 milioni, in flessione del 39,6%. L’indebitamento finanziario netto 2011 è salito a 4.021 milioni di euro rispetto ai 3.893 milioni di fine 2010. Il focus nei prossimi anni, ha detto il direttore generale Renato Ravanelli, sarà la riduzione del debito. Nel 2012 secondo le previsioni del manager A2A tornerà all’utile, con un Ebitda in incremento e un dividendo commisurato al suo andamento.
“Il Consiglio di gestione si è espresso nella massima libertà: abbiamo preso atto del buon andamento del risultato industriale e dell’apporto delle operazioni straordinarie. Ci siamo mossi in coscienza come amministratori della società”, ha sottolineato Ravanelli, lasciando intendere che il consiglio non ha subito pressioni politiche da parte dei due comuni azionisti, Milano e Brescia.
Sul fronte dell’Opa su Edison da parte di Edf, su cui si è in attesa del verdetto Consob sul prezzo, Ravanelli si è poi detto molto fiducioso “che l’operazione si possa chiudere bene perché è interessante e porta benefici sia ad A2A che ai soci Edison”. E ha aggiunto: “Sappiamo che Consob ha fatto una richiesta di informazioni aggiuntive, ma vorrei precisare che non c’è nessun piano B anche perché, ha concluso, una revisione del prezzo, fissato da Edf a 0,84 euro per azione, lo stesso della vendita del 30% di Edison italiana ai francesi, sarebbe non ragionevole”.