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A Napoli il Festival della sostenibilità

L’esperienza di una cooperativa agricola sociale in Calabria, nella Piana di Gioia Tauro. Un progetto di alimentazione con la dieta mediterranea curato dalla Città della Scienza di Napoli. La notizia che 200 mila milanesi nell’ultimo anno hanno rinunciato all’uso dell’auto privata. Dal Festival sulla sostenibilità ambientale, partito ieri da Napoli su iniziativa di AsviS, giungono segnali incoraggianti. Al termine di un tour che toccherà altre città, bisognerà verificare se entro il 2030 davvero “nessuno resti indietro!”: slogan della manifestazione.

L’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile da ieri è impegnata a diffondere la sostenibilità ambientale. Una buona macchina che ha messo insieme come partner Enel, Unicredit, Telecom, Wind e ministri, esperti, opinion leaders per rendere praticabili i traguardi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Quella, appunto, per lo sviluppo sostenibile. La speranza che il mondo della sostenibilità e quello dell’economia reale si incontrino e camminino insieme. Era necessario farlo per dare fiducia a milioni di persone che ci credono.

Oltre Napoli, incontri anche a Venezia, Taranto, Milano, Reggio Emilia, Siena, Udine e Parma. Una maratona fino al 7 giugno con al centro i 17 obiettivi dichiarati delle Nazioni Unite. Non si avanza se povertà, malnutrizione, salute, educazione, accesso alle risorse, non rientrano in strategie condivise. Quelle delineate da molti Paesi hanno bisogno di essere aggiornate. Per l’Italia c’è la necessità di riformulare processi industriali ed occupazionali, di cui hanno parlato, tra gli altri, Giuliano Poletti e Susanna Camusso.

Un dato certo, presentato ieri, ha toccato il cuore delle disuguaglianze: negli ultimi 30 anni il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto livelli impensabili. Da una parte sprechi di ogni tipo, dall’altro produzione di beni e servizi accentrati in poche mani, ma che non soddisfano nemmeno più tanto i diretti beneficiari. Un capovolgimento epocale in atto, già rappresentato con Expo 2015. Un ambiente devastato che influisce direttamente, oltre che assai negativamente sugli stili di vita, non può essere un punto di arrivo.

L’invito è, quindi, alla politica, al governo, al Parlamento che devono sfruttare ogni opportunità per abbattere divari e squilibri. La visione d’insieme tra sostenibilità, nuove forme di organizzazione e produzione di beni, di cui ha parlato il Ministro Maurizio Martina, dovrà dare risultati misurabili nel medio-lungo periodo. L’impegno è stato preso. Il 2030 è la meta planetaria fissata dalle Nazioni Unite e dalle conferenze internazionali. Raggiungerla prima, senza che “nessuno resti indietro”, non è affatto vietato.

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