Uno strumento che porta con sé i più alti ideali di democrazia, svelando il profondo legame che lega la cultura toscana a quella americana. Si tratta di un dono molto particolare, commissionato da alcuni sostenitori dell’anima democratica statunitense, che conoscendo il profondo interesse del Presidente per gli strumenti ad arco, hanno ben pensato di affidare la sua realizzazione al genio di Jamie Lazzara, liutaio fiorentino di origine americana.
Jamie Lazzara è Maestro Liutaio e restauratrice di strumenti ad arco, a corda e a pizzico dal 1985. Dalla sua bottega di sei metri quadri in via dei Leoni, 4/r nel centro di Firenze, insignita del prestigioso premio per l’eccellenza dei suoi lavori dalla Società di San Giovanni Battista, provengono gli strumenti costruiti per i più importanti musicisti classici e rock al mondo. Esemplari, tra cui ricordiamo la “tromba marina” per Luca Di Volo e la ricostruzione di una Lyra da braccio, su disegno di Leonardo da Vinci. Non ultimo in ordine di tempo Ithzak Perlman, che esibì il suo Stradivari “Lazzara” (1993) ricalcato sull’originale del 1714, in occasione del concerto di insediamento di Barack Obama alla White House.
Lasciata, dunque, alla finezza artigianale della Lazzara, l’interpretazione dello strumento più adatto ad Obama, il risultato è statosenza dubbio un’opera d’arte. Il violino, realizzato su modello Stradivari, è costruito completamente a mano con legno di pregiato abete rosso, utilizzando le tecniche costruttive del ‘700, che prevedevano di partire dal cuore dello strumento, dalla sua cassa armonica, studiando il posizionamento ad incastro dell’anima, secondo un complesso schema di rapporti geometrici. Lo strumento é reso unico da una particolare colorazione bruna, data da un alchemico estratto di radici. La vernice é naturale, a base di olio di lino ed ambra fusa, qualità che ne determina il suono ineguagliabile.
Sorprende, tuttavia, come accanto a siffatta eccellenza nella lavorazione, Jamie Lazzara abbia voluto “incastonare” su entrambi i lati del violino una nota particolare, che riecheggia le atmosfere rivoluzionarie settecentesche, periodo in cui le finzioni artistiche celavano spesso messaggi segreti di carattere politico. Spicca, infatti, sul corpo armonioso e snello del violino, una scritta, decorata con foglie d’oro fuso: “All men are created equal”!
Correva l’anno 1776, quando a Philadelphia fu ratificata La Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Fu Thomas Jefferson a volervi inserire questa stessa frase, che definisce il principio di uguaglianza, base delle attuali costituzioni e da quel momento pilastro fondante, valido per ogni società moderna. Sul lato opposto del violino si trova una variante della stessa: “Tutti gli uomini sono egualmente liberi per natura ed indipendenti”. Non fu Thomas Jefferson l’autore di questa sentenza, bensì Philip Mazzei, medico di Poggio a Caiano (FI), esperto in traffici commerciali con il Nuovo Mondo, fedele amico di Thomas e, si sospetta, ispiratore di moti rivoluzionari, come divulgatore degli ideali libertari in tutta Europa, in seguito al successo della Rivoluzione Americana.
L’attendibilità storica della frase sibillina “dell’italiano” fu riconosciuta anche da J.F. Kennedy nel suo libro “A Nation of Immigrants” ed oggi torna in tutta la sua potenza, resa attraverso la metafora del violino “Lazzara”, facendosi testimone del peso che la cultura italiana ebbe nella seconda metà del ‘700 nella creazione dei valori fondanti delle odierne società occidentali. Il violino a sua volta é uno strumento dalla storia complessa, non solo interprete delle più alte partiture classiche, ma anche oggetto ispiratore delle note di una musica radicata nella cultura popolare, come il genere “folk”, scandagliato da studi, atti a comprendere l’evoluzione linguistica e della cultura di un paese, come dimostrano le ricerche di Caterina Bueno, amica di Jamie Lazzara. Il tocco del Maestro Liutaio, Jamie Lazzara, attraverso l’omaggio all’ex professore di Legge Costituzionale all’Università di Chicago ed attuale Presidente degli Stati Uniti, riesce così a disegnare i confini geografici di una storia che ha protagonisti, oggi come tre secoli fa, l’Italia e gli Stati Uniti, sottolineando a chiare lettere come i grandi cambiamenti culturali partano spesso dal basso, per poi tradursi in quei valori che determinano le scelte di convivenza sociale che conducono allo sviluppo delle nazioni.
Valori, quegli stessi, di cui oggi, in un momento di “crisi delle forme democratiche di governo”, si è così tanto perso il senso, da aver bisogno di tornare a comprenderne le evoluzioni storiche, per acquisire di nuovo consapevolezza della loro portata reale.
Testo giornalistico di Ilaria D’Adamio.
Servizio fotografico completo di Andrea Ruggeri & Gerardo Gazia di Nonamephoto.