Non bastavano la crescente complessità dei mercati finanziari e la gravità della crisi a rendere difficile la vita dell’homo economicus. A complicarci la vita ci si mette la scoperta che uno dei principali nemici delle buone decisioni in termini di investimenti è proprio quello che pensavamo fosse il nostro miglior alleato: il nostro cervello. Per come è emerso nel corso dell’evoluzione, il nostro cervello è simile all’ultimo sistema operativo che è stato messo in commercio con troppa fretta, afflitto come è dagli stessi problemi che caratterizzano ogni nuova tecnologia: ha un sacco di difetti progettuali e un software pieno di bachi (per esempio, gli stessi circuiti dopaminergici che ci fanno apprendere dall’esperienza, possono portarci alla rovina facendoci tirare compulsivamente la leva di una slot machine, vedi “How we decide” di Jonah Lehrer).
Che fare? Come difenderci dai nostri “bachi innati”? Per prima cosa, appunto, prendendo atto che razionali non si nasce, se mai, si diventa. Quindi imparando a riconoscere le più comuni “trappole mentali” in cui caschiamo: una vera e propria terapia preventiva per prendere migliori decisioni sugli investimenti. Contrariamente al pensiero comune, l’efficacia di un’infarinatura dell’influenza dei più comuni errori cognitivi sulla sicurezza dei nostri risparmi è ben superiore alla scelta di ETF, azioni, fondi o obbligazioni come strumenti ideali per il nostro portafoglio d’investimento.
“Nosce te ipsum” diceva Socrate, la conoscenza di sé è un’ottimo punto di partenza per capire i mercati finanziari e per diventare più liberi e quindi più difficilmente vittime dei raggiri e incomprensioni che spesso affliggono i risparmiatori.
Ecco dieci consigli pratici e alla portata di qualunque investitore per evitare le trappole più comuni:
Non rimandate le vostre decisioni – Investire i propri risparmi è un processo impegnativo anche emotivamente. Spesso siamo pigri e non troviamo mai il momento adatto per farlo. Prendere tempo non è la soluzione giusta. Anche il “non decidere” quali sono i nostri obiettivi in termini di rendimento è una decisione che ha precise conseguenze. Per i casi più gravi tra quelli che rimandano continuamente il momento di occuparsi dei propri investimenti, esiste una versione 2.0 dell’albero di Ulisse: Stickk.com. Vi imponete un obiettivo e vi impegnate a pagare di tasca vostra (in beneficenza) se non lo conseguite. Se non funziona. almeno avrete fatto del bene.
Siate regressivi – Non nel senso che dovete regredire alla vostra infanzia e comportavi in modo infantile; ma nel senso di evitare di concentrarvi sui valori estremi degli andamenti finanziari nel formare le vostre aspettative. Non aspettatevi che un’azione che ha conseguito rendimenti strabilianti lo faccia ogni anno (a meno che non si tratti di mele e tecnologia!!!). Ciò diventa semplice per tutti se pensiamo che non ha senso aspettarsi che un padre alto due metri abbia un figlio più alto di lui. In entrambi i casi ciò che è più ragionevole fare è appunto una “regressione ai valori medi”. Esistono ancora molti titoli da “scoprire” nei mercati!
Non investite tutto in titoli delle società sotto casa – I titoli di società che conosciamo non sono necessariamente i più sicuri, ben lo ricordano gli emiliani che hanno sottoscritto i titoli Parmalat. La loro presunta sicurezza è frutto di un’illusione per cui riteniamo che ciò che conosciamo bene sia anche meno incerto. La nostra mente si concentra su questo aspetto tralasciandone altri che dovremmo tenere in considerazione per allontanare il senso di inquietudine associato al rischio. In realtà così facendo il rischio aumenta. L’unico modo per ridurlo è la diversificazione.
Non pensate che il futuro sia uguale al recente passato – Con un esempio meteorologico: se nell’ultima settimana c’è stato il sole, non significa che domani non vi servirà l’ombrello. La nostra mente è continuamente alla ricerca di legami rilevanti che spieghino la causalità degli eventi: li scova ovunque anche in eventi interamente governati dal caso. Avete presente gli oroscopi? Il nostro cervello inventa tendenze e relazioni dove queste non sussistono. Inferisce sistematicamente troppo anche con troppo pochi dati. Ciò avviene ancora una volta per alleviare l’angoscia dell’incertezza; ma come tale il beneficio durerà il tempo di un’illusione.
Non investite come le scimmie – Senza nulla togliere ai simpatici primati, alcuni esperimenti hanno mostrato che scimmie addestrate all’uso del denaro sono altrettanto avverse alle perdite di noi uomini. Cioè anche le scimmie per compensare il dolore inflitto da una perdita di 10 euro hanno bisogno di vincerne almeno poco più del doppio. L’avversione alle perdite è una caratteristica innata e radicata nel nostro cervello dagli albori dell’evoluzione. Per certi aspetti ci muoviamo sui mercati mondiali come i nostri lontani antenati nella savana. Si può pensare addirittura alla luce dei più recenti fatti di cronaca, che se la cavavamo molto meglio loro. L’avversione alle perdite implica un atteggiamento di puroautolesionismo nella gestione del proprio portafoglio: vediamo troppo presto i titoli in guadagno per assicurarci un guadagno certo (le azioni vendute nel giro di un anno superano mediamente del 3,4% quelle tenute in portafoglio) e teniamo troppo a lungo i titoli in perdita con la speranza di recuperare. Suggerirei, anche se vi viene “innaturale”, di provare a fare l’esatto contrario.
Non investite neppure come le pecore – L’istinto che ci spinge a seguire il gregge può essere altrettanto pernicioso di quello delle epidemie infettive trasmesse per contagio. Se si trasmettono idee e comportamenti in modo rapidissimo e capillare attraverso il web e i social network la contaminazione non è meno rapida che nel caso dei virus. Quanto più ne siamo ignari, ci troviamo in un gruppo coeso e in balia di forti emozioni, tanto più l’effetto sarà pervasivo. Di pecore ricche in giro, tra l’altro, se ne vedono pochine.
Non illudetevi di controllare gli eventi – L’imprevedibile accade. E come ci hanno insegnato gli eventi recenti, anche piuttosto spesso. Come mostrano le indagini su un gran numero di esperti in vari campi, gli analisti finanziari che spesso elaborano le previsioni più fallaci sono i più sicuri delle proprie capacità. La sicurezza arrogante degli analisti ed esperti è una garanzia della loro autostima, non del vostro portafoglio. Nessuno è infallibile quando si tratta di addomesticare il rischio. Meglio saperlo prima.
Non state sempre “sul pezzo” – Una volta fissato un orizzonte temporale per il vostro investimento rincorrere ogni notizia e ogni oscillazione dei prezzi, controllandone spasmodicamente l’andamento non lo farà andare meglio, così come una torta non cuocerà prima se la state a guardare. Tale atteggiamento è dannoso. Proprio perché le perdite fanno più male di quanto i guadagni ci rendano felici, potreste diventare sempre meno inclini a restare investiti e privarvi di una porzione importante di ritorni sul lungo periodo. Le ricerche mostrano che un maggiore turnover di portafoglio significa minori ritorni (inferiori fino al 7%) e che chi è passato dagli ordini telefonici a quelli online ha visto diminuire i propri ricavi (mentre aumentavano quelli della banca in commissioni). Tra un click del mouse e il destino dei vostri soldi, vale la pena di spendere un momento di riflessione.
Non autocompiacetevi – Attribuire i successi alle nostre capacità e scaricare i fallimenti sugli altri o sulle circostanze non è il modo migliore di imparare dall’esperienza. Guarire dalla “sindrome di Superman” può essere d’aiuto a gestire meglio i propri risparmi.
Non sottostimate questi 10 suggerimenti.