L’incubo si è trasformato in realtà. Il Milan post Ibra-Thiago non riesce a trovare il bandolo della matassa e si ritrova nuovamente sconfitto, per giunta a San Siro. La “Scala del calcio” è diventata terra di conquista, perchè dopo la Sampdoria può far festa anche l’Atalanta. Certo, pur senza togliere meriti ai ragazzi di Colantuono emergono i demeriti del Milan, davvero troppo brutto per essere vero. La realtà però è questa, e così i pochi intimi presenti a San Siro osservano increduli la loro squadra giocare un calcio lento e privo di idee, che col passare dei minuti si trasforma in qualcosa di orribile.
“E’ un problema psicologico, dobbiamo giocare in maniera più spensierata e propositiva – ha dichiarato Allegri nel post partita. – La personalità si raggiunge con i risultati, e i ragazzi, seppur giovani, devono comunque ricordarsi di essere il Milan. Questa sera abbiamo chiuso in avanti, non è questione fisica, e comunque rispetto all’anno scorso abbiamo un punto più dopo tre giornate, magari è un buon segno…”.
Non ce ne voglia il tecnico rossonero, ma oltre alla testa (comunque sbagliata) ieri sera è mancato anche il gioco. La confusione ha contraddistinto tutta la partita dei rossoneri, mai davvero pericolosi se non in un paio di fortuiti episodi. “Non è piacevole perdere, dobbiamo avere maggiore convinzione di poter andare a fare il gol – ha proseguito Allegri. – Ora stiamo andando a sprazzi, diventa tutto più difficile se non c’è convinzione e agonismo. Stavolta è andata meno bene di Bologna. La squadra? E’ molto cambiata, la cosa migliore da fare adesso è levarsi dalla testa la preoccupazione di non essere forti come prima. I ragazzi devono crescere e capire che non devono avere timore”.
Il tecnico rossonero non ha dubbi, il motivo di questo flop (il Milan non perdeva le prime due partite casalinghe da 82 anni!) è da ricercarsi nella testa. Se così è, la situazione si fa ancora più dura, perché martedì a San Siro arriverà l’Anderlecht, da tutti ritenuta la Cenerentola del girone. Servirà una prestazione convincente, ma soprattutto vincente. Perché il popolo rossonero non perdonerebbe un’altra sconfitta.