I mercati asiatici si avviano a registrare questa settimana un calo del 2%, e le ragioni stanno nei ‘soliti noti’: le tensioni nell’Eurozona e l’incertezza circa le misure di supporto da parte delle banche centrali sia in America che in Europa. Misure largamente scontate nelle settimane passate e che ora sono di nuovo in forse. L’appuntamento con Bernanke a Jackson Hole è imminente, e nell’attesa i mercati preferiscono peccare di pessimismo. In ciò aiutati anche dalla caduta della produzione industriale in Giappone (dove i dati di oggi sui prezzi al consumo continuano a registrare un’ostinata deflazione) e nella Corea del Sud.
I dati americani di ieri sono positivi: il consumi reali a luglio sono aumentati – mese su mese – dello 0,4% e i prezzi (nella versione del deflatore dei prezzi al consumo esclusi alimentari ed energia – la misura preferita dalla Fed) sono rimasti fermi, abbassando l’inflazione tendenziale all’1,6%. Da questo lato vi è un chiaro invito a ulteriri misure di stimolo, dato che l’inflazione è sotto il limite (informale) del 2% e la disoccupazione è superiore all’8%.
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