Ormai non manca più nessuno. Anche l’ultimo figliol prodigo è entrato a fare parte della grande famiglia dell’Organizzazione mondiale del Commercio. La domanda era stata presentata nel 1993 e ci sono voluti quasi 20 anni prima che la Russia riuscisse ad ottenere il via libera dall’organizzazione con sede a Washington. E non sono stati passaggi immediati. Il Paese ha dovuto ratificare riforme che modificano strutturalmente la propria economia, in primis, pianificando un abbattimento delle tariffe doganali e la liberalizzazione dei prodotti stranieri entro il 2015. Il periodo di transizione per implementare le misure imposte dall’Omc va dai due ai tre anni, ma può essere esteso fino a 7 per i settori che hanno bisogno di maggiore protezione come l’agricoltura e l’industria automobilistica e di macchine agricole. Mosca è la nona economia al mondo con un Pil pari a 1.900 miliardi di dollari ed era il Paese più importante ad essere rimasto fuori dall’Omc. Ora ne rimangono esclusi solo 28, tra cui l’Iran, l’Iraq, la Libia, la Bosnia e il Kurdistan e il Kazakistan.
Per il presidente Vladimir Putin, entrare nella Omc è sempre stata una priorità. In questi anni, a rallentare l’entrata russa si è impegnata la Georgia, in conflitto con il gigante euroasiatico per le due province separatiste, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, finalmente riconosciute dal Cremlino nel novembre 2011.
Per un Paese che aveva il mito dell’autarchia, il cambiamento sarà notevole. Mosca deve abbassare le proprie tariffe doganali dal 9,5% al 6%, sarà obbligata a rispettare il principio di reciprocità e la cluasola della nazione più favorita nei rapporti commerciali. Inoltre l’influenza dello Stato, oggi incombente in molti settori, entro il 2015 dovrà essere fortemente limitata. Secondo la Banca Mondiale gli aspetti positivi dell’adesione della Russia all’Omc sarà innanzitutto l’aumento della produttività e della concorrenza tra le imprese russe. L’istituto di Washington stima un aumento del 3,3% del Pil nei prossimi 3 anni e dell’11% nei prossimi 10. Anche i redditi delle famiglie aumenteranno in media del 7,2% ogni anno e la diminuzione dei prezzi beneficierà i consumatori. Settori molto protetti dallo Stato, come soprattutto i produttori di macchinari agricoli, soffriranno duramente della concorrenza estera ed entro il 2015 vedranno l’influenza statale fortemente limitata. Ma, a detta della Banca Mondiale, la Russia ha l‘opportunità per modernizzare industrie come quella metallurgica e chimica o le telecomunicazioni in un clima più favorevole agli affari per puntare ad esportare qualcosa che non siano solo gas, petrolio o armi.
Una nota amara tuttavia rimane. L’adesione all’Organizzazione mondiale del Commercio non implica l’adesione a valori occidentali come democrazia e libertà. Proprio in questi giorni le nuove leggi che limitano la libertà di espressione stanno mostrando al mondo l’arretratezza di Mosca in temadi diritti umani (vedi il caso delle Pussy Riot). Finché i passi avanti non si compieranno anche in quella direzioni, l’apertura dell’economia gioverà solo i consumatori e non i cittadini.