Detto fatto: il premier cinese Wen Jiabao aveva detto che ci sono “crescenti” spazi di stimolo per la politica monetaria, e ha fatto seguire i fatti alle parole. Dopo che i prestiti bancari nel mese di luglio erano diminuiti è stato ordinato alle banche cinesi di prestare più soldi alle imprese, e nella prima metà di agosto le banche più pronte ad obbedire agli inviti governativi –le ‘grandi 4’: Industrial and Commercial Bank of China Ltd, China Construction Bank Corp, Bank of China Ltd e Agricultural Bank of China Ltd – hanno esteso alla clientela 70 miliardi di yuan di nuovi prestiti, contro 50 miliardi nella prima quindicina di luglio.
Naturalmente, non basta portare acqua al cavallo; se questo non ha voglia di bere, non si può costringerlo. Se la domanda di prestiti non segue l’offerta, la politica monetaria può solo ‘spingere uno spago’. Se il balzo dei prestiti ad agosto non è dovuto solo a un ordine di scuderia che ha portato a erogazioni più o meno fittizie, l’allentamento monetario dovrà presto arricchirsi di altre misure: per esempio, una riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria, che è stato abbassato a maggio al 20%, ma rimane uno dei più alti del mondo.
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