PROFUMO SFIDA LE CONTRADE DELLA TRADIZIONE MPS
LA BORSA APPLAUDE L’IPOTESI DEL SOCIO PUBBLICO
“Ma con quale diritto il signor Profumo si permette di dire quali azioni deve avere la Fondazione e quali strategie deve seguire?”. I sindacati del Monte Paschi affidano al Financial Times i propri malumori di fronte al ciclone Profumo che sta investendo rocca Salimbeni. Un ciclone benefico che ha invertito, con rapidità ed energia impressionante, le sorti finanziarie della terza banca italiana, raccolta dall’ex ad di Unicredit e dall’ad Fabrizio Viola sull’orlo del precipizio.
Anche stamane il titolo Mps corre nei recinti elettronici di Piazza Affari, un aumento rilevante, nell’ordine del 6 per cento, che diventa poca cosa di fronte alla corsa che, tra venerdì e la prima seduta della settimana, ha consentito a Mps di recuperare un terzo circa del terreno perduto. Ma a che si deve quest’improvvisa resurrezione di metà estate?
a) Alessandro Profumo si è limitato a dire che “la Fondazione Monte Paschi non potrà in futuro investire l’intero suo patrimonio in un solo asset. La banca non potrà che seguire con la massima attenzione l’evoluzione di questo processo”. In altri termini, la Fondazione, pur mantenendo un ruolo strategico, scenderà dall’attuale 36 per cento a quote inferiori e dovrà perciò condividere il suo potere con altri azionisti in misura assai più rilevante che non oggi.
b) Ma quali altri azionisti? Di sicuro, almeno per i prossimi anni, con il ministero dell’Economia che ha garantito all’istituto una nuova tranche di Tremonti bond. Il regolamento del prestito prevede che Mps, nel caso chiuda i conti in rosso, possa esimersi dal pagare la cedola “cash” al ministero, sostituendo il debito con nuove azioni che il Tesoro sottoscriverà al valore del patrimonio netto (1,05 euro per azione contro una quotazione in Borsa attorno a 0,25). Secondo gli analisti di Chevreux una ricetta di questo tipo, praticata per gli esercizi 2012/13, porterà il ministero dell’Economia a possedere il 7% circa di Mps.
c) Ma perché la banca dovrebbe chiudere in rosso? La semestrale, esaminata dal cda il prossimo 28 agosto, si chiuderà con uno sbilancio attorno al miliardo di euro, causa la svalutazione del valore di avviamento di Banca Antonveneta (ora 2,2 miliardi). Entro il 2013, Profumo e Viola puntano a far piazza pulita delle macerie contabili della disgraziata operazione che ha messo in ginocchio la banca più antica del pianeta. Nel frattempo, sotto il profilo industriale, andrà avanti a tappe forzate la ristrutturazione firmata da Viola: 14% di forza lavoro in meno, chiusura del 13 % dei punti vendita della rete Mps.
d) Una ricetta così pesante non può essere digerita senza contraccolpi da una struttura così radicata e sensibile alla politica del territorio, quale la Fondazione. Di qui la sensazione che la ristrutturazione industriale, i cambiamenti all’interno dell’azionariato e la pulizia di bilancio siano diversi aspetti di un solo processo destinato a cancellare la diversità, un po’ perversa, della banca mettendo a dura prova equilibri sociali e politici sul territorio consolidati da sempre.
e) Ma, al di là del Tesoro, quali azionisti? Impossibile rispondere oggi. Mps, che ha in cassa più di 25 miliardi di titoli di Stato dell’eurozona, non è certo oggi la banca più appetibile da un investitore, italiano o straniero che sia. Ma due driver aiutano la forte rivalutazione del titolo: a) il miglioramento dello spread, che favorisce l’interesse per una banca che è in pratica un altro modo per puntare sulla tenuta dell’euro; b) l’arrivo dell’zionista pubblico, ad un prezzo assai superiore alle valutazioni di mercato, scaccerebbe il rischio di nuovi aumenti a carico dei soci.
f) In prospettiva, perciò, Mps promette di essere il laboratorio principale per l’innovazine del sistema bancario di casa nostra con la benedizione del governo. Può essere la porta per favorire un graduale ingresso di partner internazionali, ovvero l’occasione per valorizzare l’apporto di soci privati italiani finora stranei alla logica di governo delle banche italiane.