La giornata del riscatto per nuoto e atletica. Le due spedizioni, fino a ieri fallimentari sul campo e ulteriormente avvelenate da polemiche (Magnini) e casi doping (Schwazer) trovano nello stesso giorno l’agognatissima medaglia dell’onore. Era davvero l’ultima chance sia con Martina Grimaldi (anche se oggi nella 10 km maschile c’è anche Valerio Cleri) ma soprattutto con Fabrizio Donato e Daniele Greco, entrambi finalisti nel salto triplo e davvero gli ultimi assi nella manica dell’atletica azzurra, vista l’assenza forzata di Schwazer nella 50 km di marcia in programma sabato.
Tra i due azzurri alla fine è il veterano Donato a spuntarla e a prendersi una storica medaglia di bronzo facendosi il più bel regalo alla vigilia dei 36 anni (li compirà il 14 agosto), dopo una carriera costellata di successi, soprattutto indoor, ma anche di tante pause e infortuni. Al salto della vita, scandito per tre volte, il finanziere laziale ce l’ha fatta: 17,48 metri, dietro solo ai favoriti statunitensi Taylor e Claye. Rimane appena fuori dal podio il 23enne pugliese Daniele Greco, ma mai medaglia di legno fu meno amara (a differenza di quelle amarissime di Vanessa Ferrari e Tania Cagnotto), come lui stesso ammette: “Alla fine sono quarto dietro ad un altro italiano. O io o lui potevamo essere sul podio e Fabrizio se l’è meritato dopo una lunga carriera, io spero di poterne fare altre tre di Olimpiadi. Per molti sarebbe una batosta la medaglia di legno, a me dà grande grinta e grande voglia di affermarmi a livello internazionale”.
Parole stupende, piene di fair play e positività, che rendono ancora più bella la serata azzurra. Poi c’è stato spazio anche per le emozioni del medagliato, visibilmente commosso: “È stato un mese molto difficile, prima con l’infortunio alla schiena, poi al tendine sinistro. Ho preso un anti-dolorifico prima della gara per sopportare meglio il dolore. Prima di ogni salto sentivo male. Mi sono fatto un bel regalo – ha concluso Donato – e forse a 36 anni vale di più. La medaglia al collo me la sono messa”.
Per l’atletica italiana arriva dunque la sospiratissima medaglia proprio all’ultima occasione, e proprio all’indomani del caso Schwazer che ha palesemente scosso tutto l’ambiente, dagli atleti ai vertici federali. Quella di Fabrizio Donato è la prima e resterà con ogni probabilità anche l’unica di questa edizione per l’Italia, mentre a Pechino 2008 ne arrivarono due, entrambe nella marcia con l’altoatesino e Elisa Rigaudo. Per trovare l’ultimo podio olimpico conquistato sulle pedane all’interno dello stadio (non che quelli della marcia valgano meno…) bisogna però risalire a quattro anni prima, ad Atene, quando Giuseppe Gibilisco vinse a sua volta il bronzo nel salto con l’asta.
Insomma, l’atletica italiana attraversa una gravissima crisi, sulla quale occorre riflettere al di là del caso Schwazer (vedi anche i problemi di Howe e Di Martino e l’inesistente ricambio generazionale), ma anche stavolta, con tutto l’orgoglio e la grinta di un 36enne, non ha mancato di timbrare il cartellino. E il quarto posto di Daniele Greco è un bel passaggio di testimone che lascia qualche buona speranza in un futuro che appare sempre più buio.