“I premi per il rischio connessi ai timori sulla reversibilità dell’euro sono inaccettabili e vanno affrontati in modo sostanziale. L’euro è irreversibile”. Chiaro ed esplicito il messaggio del bollettino mensile di agosto della Banca centrale europea mette nero su bianco le parole dell’ultimo intervento presidente della Bce Mario Draghi. Dalla moneta unica non si torna indietro. “Il Consiglio direttivo può considerare di attuare ulteriori misure di politica monetaria non convenzionali secondo quanto necessario” a ridurre la “frammentazione dei mercati finanziari” che “ostacola l’efficace funzionamento della politica monetaria”. Ma queste saranno rese note “nelle prossime settimane”.
Nel frattempo però “i responsabili delle politiche economiche nell’area dell’euro devono portare avanti con grande determinazione il risanamento dei conti pubblici, le riforme strutturali e la costruzione dell’assetto istituzionale europeo“. “I governi”, continua la nota, “devono essere pronti ad attivare l’EFSF/MES nel mercato obbligazionario in caso di circostanze eccezionali nei mercati finanziari e di rischi per la stabilità finanziaria, nel rispetto di condizioni rigorose ed efficaci in conformità con le linee guida stabilite”. Si ribadisce così l’invito di Draghi della scorsa settimana.
I dati che emergono dal Bollettino sono poco incoraggianti. La crescita economica dell’area euro “resta debole in un contesto di persistenti tensioni nei mercati finanziari e maggiore incertezza che gravano sul clima di fiducia”. Nell’europa a 17 “il tasso di disoccupazione continua ad aumentare“, a giugno si è collocato all’11,2%, in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2011. A risentirne di più sono sempre i più giovani. E per il terzo trimestre “le indagini segnalano ulteriori perdite di posti, a ritmo sostenuto, sia nell’industria sia nei servizi”.
Per quanto riguarda l’inflazione, “la stima rapida dell’Eurostat indica che a luglio l’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC è stata pari al 2,4% nell’area dell’euro”, invariata rispetto al mese precedente. “Sulla base dei prezzi correnti dei contratti future per il petrolio”, spiega la nota, “l’inflazione dovrebbe scendere ancora nel corso del 2012, per riportarsi al di sotto del 2 per cento l’anno seguente.
Il ritmo dell’espansione di fondo della moneta resta moderato. Su base tendenziale, la crescita di M3 è stata del 3,2% a giugno, valore lievemente superiore al 3,1% di maggio. Per quanto riguarda invece i prestiti al settore privato l’indice è sceso allo 0,3% a giugno, dallo 0,5 di maggio. La moderata espansione dei prestiti riflette, in prevalenza, l’attuale situazione congiunturale, la maggiore avversione al rischio e l’aggiustamento in corso nei bilanci di famiglie e imprese, tutti elementi che incidono sulla domanda di credito.
Eppure guardando all’indietro, negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti. “Dal 2009 al 2011 i paesi dell’area dell’euro hanno ridotto, in media, il rapporto disavanzo/Pil di 2,3 punti percentuali e il disavanzo primario è migliorato di circa 2½ punti percentuali. Nell’area dell’euro il riequilibrio delle finanze pubbliche sta proseguendo”. Inoltre “il costo del lavoro per unità di prodotto e l’andamento del conto corrente hanno iniziato a subire un processo di correzione nella maggior parte dei paesi fortemente colpiti dalla crisi”, ma, conclude la nota, “è ora cruciale che gli Stati membri applichino con determinazione le raccomandazioni specifiche per ciascuno di essi”.
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