Allarme energia, rischio chiusura impianti. Al Senato, in commissione Industria, timori e preoccupazioni hanno accumunato Edipower, e EGL Italia, GDF Suez Italia, Repower, Sorgenia e Tirreno Power, queste ultime cinque raaggruppate nell’Associazione Energia concorrente. “L’andamento del mercato e i differenti livelli di incentivi tra i produttori di energia fanno temere per il futuro la chiusura di alcuni impianti se non addirittura cessioni di quote di mercato, con conseguenze gravi per il funzionamento della rete di distribuzione, già penalizzata dai ritardi in investimenti che possano aumentarne la capacità”, ha rimarcato Massimo Orlandi, presidente di Energia Concorrente.
Gli ha fatto eco l’ingegnere Aldo Chiarini, amministratore delegato di GDF Suez Italia, che ha posto l’accento sulle difficoltà da parte delle aziende ad investire in Europa a causa di una normativa e un livello di tassazione particolarmente penalizzanti (cita fra tutte la Robin tax) “che giustificano un interesse per mercati esteri più aperti, quale ad esempio il Brasile”. Da parte di Egl Italia e’ giunto, attraverso l’amministratore delegato Salvatore Pinto, un ammonimento: evitare cambiamenti nella legislazione di settore che ne limitino la flessibilità, se non si vogliono disincentivare gli investimenti.
Quanto a Edipower, non ha mancato di rilevare, attrraverso il direttore generale Stefano Pastori, la forte contrazione registrata negli ultimi anni nei volumi di produzione di energia elettrica, ridottisi dal 2008 ad oggi del 50 per cento nel complesso degli impianti, che si suddividono in nuclei idroelettrici, centrali termoelettriche e impianti fotovoltaici. “Nonostane i cospicui investimenti realizzati per la trasformazione e l’ammodernamento delle centrali, che risultano tra le più all’avanguardia ed efficienti a livello europeo. gli impianti a ciclo combinato continuano ad essere penalizzati da una serie di costi aggiuntivi che ne vanificano la competitività”. E a titolo esemplificativo, Pastori ha segnala l’alto costo del gas per i grandi consumatori che non tiene in alcun conto la capacità di consumo. Non solo: “Si registra inoltre un’alta incidenzadelle imposte locali e dei canoni concessori, sostanzialmente fissi anche nei periodi di crisi o di sospensione della produzione”.