Sul fronte della spending review, “la politica deve fare scelte coraggiose, e può farle mettendo in campo due scambi politici”. Ne è convinto il presidente della commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri, che con altri colleghi ha presentato alcuni emendamenti che appunto danno corpo a questi scambi politici.
Il primo scambio politico è questo: meno sprechi, malversazioni e ruberie, tagliando la spesa per acquisti di beni e servizi a fronte di meno tasse alle famiglie per mezzo di una deduzione dal reddito imponibile per i membri della famiglia (es. figli e nonni a carico). La voce acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione è esplosa negli ultimi cinque anni. Si potrebbe applicare a questa voce lo “zero base budgeting”, evitando di pagare a pie’ di lista come si è fatto fino a oggi.
“Inoltre – aggiunge Baldassarri – si potrebbe rendere obbligatoria la prescrizione medica ‘per dosi’ e non ‘per confezioni’. Attualmente la distribuzione avviene attraverso le scatole preconfezionate e si traduce nella stragrande maggioranza dei casi in un enorme spreco di medicinali da parte dei cittadini e delle famiglie. Infatti, le dosi preconfezionate difficilmente corrispondono esattamente a quelle necessarie per la cura. È anzi molto più frequente il caso in cui le dosi preconfezionate risultano sovrabbondanti rispetto alle effettive necessità di somministrazione. Le quantità di farmaco avanzate vengono gettate via anche prima dell’avvenuta scadenza. In Italia ci sono circa 21 milioni di nuclei familiari e se ogni famiglia tiene in casa ed elimina una volta l’anno soltanto 200 euro di medicinali, questo determina uno spreco di circa 4,2 miliardi di euro all’anno per medicine”.
Il secondo scambio politico riguarda le imprese e – spiega Baldassarri – “consiste nella trasformazione di tutti i sussidi erogati ogni anno, in crediti di imposta. Da oltre trent’anni, ogni anno il bilancio pubblico distribuisce mediamente 40 miliardi di euro sotto forma di contributi alla produzione e trasferimenti in conto capitale: i cosiddetti “fondi perduti”. L’ultimo dato ufficiale del 2011 indica che il totale dei fondi perduti è di circa 42 miliardi di euro. Di questi, 4 miliardi provengono da fondi europei e 39 sono erogati dal bilancio pubblico italiano. Ammesso pure che alcune delle poste incluse in questi trasferimenti non siano comprimibili perché riguardano rate di mutui accesi in passato, investimenti di Anas, ferrovie e trasporto pubblico locale, rimangono complessivamente ben 21 miliardi di euro su 38 sui quali si può fare leva per questo secondo scambio politico. Anche se questi sussidi sono competenza delle regioni, non si intacca affatto la loro potestà decisionale e la loro autonomia se si sceglie semplicemente di trasformare i sussidi in crediti di imposta. A deliberare saranno sempre le regioni, cambia soltanto la modalità: non più il denaro sonante ex-ante, bensì il credito d’imposta ex-post”.
Il presidente della commissione Finanze del Senato fa notare come “con questa operazione si liberino risorse e quindi si possa procedere a ridurre il carico fiscale alle imprese, obiettivo che la spending review realizza attraverso l’esclusione del monte salari dalla base imponibile Irap”.
Questi due scambi politici trovano collocazione in 3 dei 6 emendamenti presentati. Si propone poi l’introduzione di un “conflitto di interessi”, che consiste nella possibilità data alle famiglie di dedurre dal reddito imponibile ai fini Irpef, fino a un tetto massimo di 3.000 euro l’anno, le spese per la casa, la famiglia e la cura degli anziani: con un altro emendamento si indica un aumento degli investimenti pubblici in infrastrutture e in ricerca e innovazione tecnologica. Infine, per quanto riguarda il problema del debito, si propone un’operazione di valorizzazione di una quota importante dell’ingente patrimonio pubblico al fine di abbattere per un importo molto consistente e in tempi rapidi l’ingente debito pubblico italiano. L’esame della spending review riprenderà in commissione Bilancio a Palazzo Madama lunedì alle 14.