I calli sulle mani, le distorsioni, la pubertà e l’adolescenza sequestrate in palestra: la ginnastica artistica femminile richiede davvero un impegno olimpico, una volontà di ferro in ragazzine dai corpi acerbi e dallo sguardo adulto. E’ uno sport bellissimo e crudele, come quasi tutti gli sport fatti a livello agonistico, forse un po’ più bello, forse un po’ più crudele. Le Olimpiadi offrono a chi lo pratica un’occasione di gloria unica, una visibilità planetaria che può restare scolpita nella memoria collettiva.
Ma quante sono le ginnaste che ricordiamo davvero? Certo non potremo mai dimenticare Nadia Comaneci, la sua grazia, la sua maestria. Nell’era di internet, su youtube, possiamo ripassare questa pagina di storia sportiva e restarne ancora estasiati. L’esercizio alle parallele asimmetriche, a Montreal nel 1976, raggiunge una perfezione tale che rimane ancora ineguagliata. In quell’esercizio non c’è un muscolo che non sia sotto controllo, non c’è una sbavatura, una punta dei piedi non tirata, un’incertezza.
Forse l’eterna “quindicenne” rumena (nata nel 1961) è stata la più grande ginnasta di tutti i tempi e ha potuto vivere su quella gloria anche il resto della sua vita successiva. Ma le altre? Sparite, fra un salto mortale e un flic flac. Molte trovano una collocazione come istruttrici, nelle varie federazioni, qualcuna può diventare un’attrice famosa come Salma Hayek, ma in media non conoscono grande gloria e la bilancia fra fatica spesa e ritorno, quanto meno economico, pende sicuramente a favore della prima. Eppure loro ce la mettono tutta e vivono questo sport con tutta l’anima e la dedizione che esso pretende, con ammirevole spirito di sacrificio. E per la ginnastica di qualità ce ne vogliono moltissime: coraggio, perché l’acrobatica è rischiosa; allenamento, perché tutti i muscoli devono essere domati; potenza e rapidità, per il volteggio e i salti; grazia e orecchio musicale, per il corpo libero; riflessi, per le parallele; equilibrio per la trave, un attrezzo di legno, largo 10 centimetri, lungo 5 metri e alto un metro e 25, un percorso dove è più facile cadere che stare in piedi, sul quale queste ragazzine volano, elastiche come funamboli e trapezisti, eleganti come ballerine del carillon.
Da qualche anno i media dedicano un po’ più di attenzione a questo sport ed Mtv dal 2011 mette in onda “Ginnaste – Vite parallele”, un docu-reality sulla vita sportiva ed emotiva di sette atlete tra i 14 e i 20 anni che vivono, studiano e si allenano nel Centro Tecnico Federale di Ginnastica Artistica di Milano.
Fra di loro c’è Carlotta Ferlito, 17 anni, 50 chili di peso per 1,58 centimetri di altezza e una grinta straordinaria. Carlotta sceglie la ginnastica a 12 anni e da allora vive nel capoluogo lombardo, lontana dalla famiglia che sta a Catania, per dedicarsi anima a corpo a questa disciplina. E’ una delle 6 ragazze selezionate per Londra 2012, anche se a scendere in pista saranno solo 5. Fra di loro non potrà mancare la veterana e prima stella italiana, Vanessa Ferrari (classe 1990, 45 chili per 147 centimetri) già campionessa mondiale nel 2006. Vanessa ingoiò un boccone amaro a Pechino, quando un problema al tendine le impedì di dare vita alla performance che tutti si aspettavano da lei. Ora ha la sua occasione di rivincita, forse l’ultima.
Le altre speranze azzurre sono Erika Fasana, Francesca De Agostini, Elisabetta Preziosa, Chiara Gandolfi. Per queste piccole donne arrivare a Londra è già un grandissimo traguardo, salire sul podio è un sogno difficilissimo da realizzare. A fare la parte del leone saranno russe, rumene, cinesi e statunitensi, sopratutto nella gara a squadre, mentre nei confronti individuali e nei vari attrezzi ci sarà spazio magari per qualche bella sorpresa.
La sfida, per le ragazze, comincia il 29 luglio alla mattina e va avanti tutto il giorno per le qualificazioni. la finale a squadre è il 31, mentre la finale individuale all around è il 2 agosto. Per i vari attrezzi si comincia il 5 agosto con il volteggio, seguono il 6 agosto le parallele asimmetriche, il 7 la trave e il corpo libero.