Succede. Succede che la tua azienda, tua nel senso che tu lavori per lei, leader del mercato nel settore, faccia una scelta che prevede la fine del progetto a cui stai lavorando e tutto uno stuolo di ricercatori, ingegneri, prima impegnati in quel progetto si ritrovino senza una prospettiva lavorativa. L’azienda, che non fa beneficienza, decide quindi di chiudere quella business unit. Loro che fanno? Scendono in piazza contro il destino cinico e baro, contro l’insensibilità dell’azienda che non vuole farsi carico dei suoi errori e quindi non li mantiene inutilmente, anche a costo di pregiudicare i rami sani e produttivi dell’impresa? Bloccano ferrovie e autostrade, chiedono il pensionamento anticipato pur avendo 37 anni di età media? Lasciano il Paese e se ne tornano nei rispettivi luoghi di provenienza, almeno quelli che possono? No, si organizzano e mettono insieme le loro competenze, creano una start up, anche con l’aiuto della stessa azienda, e si ripropongono, riorientandosi al mercato, correggendo gli errori, recuperano il salvabile.
Questo è quanto accaduto realmente nel paese dello Stato che ti assiste dalla culla alla tomba, ma senza esagerare. Si tratta della Finlandia e l’azienda in questione è la Nokia, fino a pochi anni fa indiscusso leader del mercato dei telefoni cellulari.
Prima dell’alleanza con Microsoft, Nokia aveva pensato di affrontare la difficile fase post-Symbian investendo nello sviluppo di MeeGo, sistema operativo open source basato sul Linux che però, aveva portato alla realizzazione di un unico dispositivo equipaggiato con questo software (Nokia N9). Probabilmente l’azienda finlandese aveva già in mente di muoversi su un solo fronte nel momento in cui prendeva accordi con Microsoft e quindi aspettava che il progetto MeeGo si finalizzasse per decidere quali sbocchi dovesse avere. Così, ad ottobre del 2011, mentre Nokia presentava in anteprima mondiale il suo primo telefono cellulare basato su Windows, Antti Saarnio, Jussi Hurmola, Sami Pienimäki, Stefano Mosconi e Marc Dillon hanno fondato Jolla per portare avanti il progetto MeeGo, troppo importante e troppo valido per essere abbandonato. Con loro ci sono molti talenti che hanno partecipato allo sviluppo del sistema operativo e altri membri della community nata intorno a questa ennesima iniziativa open-source.
Grazie al programma “Nokia’s bridge project“, pensato proprio dalla casa finlandese per permettere agli ex-dipendenti di far partire nuovi business in proprio, i rapporti tra Jolla e Nokia sono tutt’ora più che cordiali. L’esperienza maturata nel quartier generale di Espoo, in Finlandia, permetterà a Jolla di avere in mano potenti strumenti di sviluppo, nonchè una credibilità elevata tanto con i futuri fornitori di hardware quanto con i distributori e i clienti finali.
A tal proposito Jolla ha già fatto il nome di un primo distributore di terminali mobili. Si tratta della più importante realtà del settore in Cina, ovvero D.Phone. Jolla ha firmato un accordo strategico in un Paese che rappresenta il più vasto mercato smartphone del mondo, tutt’ora in espansione. Insomma, Jolla fa sul serio e la possibilità che tra iPhone, Android e Windows Phone ci sia spazio anche per il successore dell’N9, è sempre più concreta.