Buona la venticinquesima. Dall’ultima riunione dell’Eurogruppo sono finalmente arrivati provvedimenti concreti per fermare l’emorragia della speculazione. Era quasi l’alba quando i capi di Stato e di Governo hanno raggiunto un’intesa. Due le novità fondamentali: il via libera allo scudo anti-spread proposto da Mario Monti nel corso dell’ultimo G20 in Messico e l’ok ad una nuova strutturazione dei prestiti internazionali che consenta di slegare il destino delle banche da quello dei conti pubblici.
La prima misura consente ai fondi salva-Stati europei (prima l’Efsf, poi, quando sarà operativo, l’Esm) di acquistare sul mercato secondario i titoli di Stato di quei Paesi che – pur avendo fatto i compiti a casa in tema di bilancio statale – si ritrovino con uno spread eccessivamente alto a causa della speculazione internazionale. E’ il caso dell’Italia, che però – assicura Monti – per il momento non intende avvalersi di questo strumento. La terapia per raffreddare gli spread non dovrebbe comportare alcun commissariamento stile Grecia: niente uomini della troika in giro per le stanze dei bottoni. Ma su questo punto la Germania continua a lottare, pretendendo la supervisione dei tecnici europei. Ogni Paese interessato a queste operazioni dovrà comunque inviare richiesta formale e sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Commissione europea. Un particolare che non soddisfa le richieste iniziali di Monti: il Professore mirava all’attivazione automatica dell’intervento quando gli spread superassero una determinata soglia.
Il secondo punto ha invece a che fare principalmente con la Spagna. Madrid si appresta a ricevere dall’Europa finanziamenti che potrebbero arrivare fino a 100 miliardi di euro, una somma indispensabile per risollevare il settore bancario, messo in ginocchio dai titoli tossici legati alla bolla immobiliare. Secondo quanto stabilito a Bruxelles, l’Esm potrà prestare fondi direttamente agli istituti di credito, evitando di passare attraverso la mediazione dello Stato e di gonfiare così il debito pubblico. Questo meccanismo per la ricapitalizzazione bancaria, tuttavia, viene subordinato a una supervisione unica del settore in cui sarà coinvolta la Banca centrale europea.
“Non c’è per ora nessuna decisione di ampliamento delle risorse del Fondo anticrisi, ma c’è un importante sblocco mentale e di policy verso la possibilità di interventi più flessibili del fondo stesso”, così il Premier italiano ha commentato l’esito del vertice.
Più fredda Angela Merkel, che secondo fonti tedesche era visibilmente irritata al termine del negoziato. “Abbiamo raggiunto buoni risultati sugli strumenti Esm e Efsf – ha detto la cancelliera lasciando la sede del Consiglio Ue -, continueremo a lavorare sulle misure a lungo termine”. Merkel ha parlato di “una buona decisione soprattutto per quanto riguarda la crescita e la lotta alla disoccupazione”.
A livello politico la discussione è stata quanto mai tesa. Il dato più insolito è stata la netta presa di posizione dell’Italia, che ieri sera ha messo Berlino di fronte a un bivio. In sostanza, Monti – seguito dalla Spagna – ha annunciato che non avrebbe firmato il piano per la crescita di cui si era parlato la settimana scorsa a Villa Madama (investimenti per 130 miliardi) se prima non fosse arrivata l’intesa sugli strumenti per placare lo spread. La Germania avrebbe voluto rinviare il tutto a data da destinarsi, quando la tanto sospirata unione fiscale e bancaria fosse diventata realtà. L’appoggio arrivato a Roma e Madrid dal presidente francese François Hollande, tuttavia, ha convinto la cancelliera a cedere subito. Un risultato inimmaginabile fino a pochi mesi fa, oggi possibile solo grazie al nuovo isolamento internazionale di Angela Merkel.
Leggi la Dichiarazione ufficiale pubblicata al termine del vertice.