L’indice regionale è poco variato e i mercati azionari asiatici si confermano più a buon mercato di quelli occidentali. L’indice MSCI Asia Pacific quota 1,2 volte i valori di libro, contro il 2,1 dello S&P500 e lo 1,3 del maltrattato Stoxx600. Come in altri episodi di buone notizie o di interventi di pronto soccorso, il sollievo è durato lo spazio di un mattino, e la crisi europea continua a suppurare malgrado la formazione di un governo greco favorevole al mantenimento degli accordi con la Ue.
Quel che preoccupa non sono le richieste del nuovo governo ad Atene circa qualche alleggerimento degli impegni e il rifiuto della Germania: fra persone ragionevoli si trova un accordo. Quel che preoccupa è che, come in quei videogiochi in cui, ucciso un mostro, ne spunta un altro, l’attenzione dei mercati si è rivolta a Madrid, dove i tassi a 10 anni hanno abbondantemente superato il 7%.
Si tocca con mano l’errore fatto nel concedere alla Spagna l’apertura di credito di 100 miliardi di € insistendo che questi passassero per un prestito al governo spagnolo e non direttamente alle banche (come pure era possibile secondo lo statuto del EFSF). Così il debito pubblico spagnolo si allarga e i mercati si spaventano.
L’euro, tuttavia, si è ripreso leggermente a quota 1,26 mentre il petrolio è ridisceso a 83 dollari al barile.