L’ITALIA ALLA PROVA DEI BTP. MADRID NEL GIRONE DEI DANNATI. LA SORTE DEI LIGRESTI NELLE MANI DEL TRIBUNALE
L’asta dei Bot a 12 mesi, in quanto a rendimenti, è stata un salasso. Ma il Tesoro, oggi, non può che tentare il bis con l’offerta di Btp a tre anni. Il cammino, insomma, resta in salita. Come, del resto, non era difficile prevedere a tre giorni dal voto greco. In questa cornice il premier Mario Monti ha giocato il jolly: “la cessione di quote dell’attivo pubblico” attraverso fondi mobiliari e immobiliari già costituiti.
A complicare la situazione ha contribuito il “downgrade” da parte di Moody’s della Spagna e di Cipro. I bond di Madrid perdono tre posizioni in un colpo solo da A3 a Baa3, mentre Cipro passa da Ba1 a Ba3 a causa delle conseguenze della “probabile uscita della Grecia dall’area euro”.
L’indice FtseMib della Borsa di Milano ha perso lo 0,6%. Il Cac di Parigi è sceso dello 0,5%, Francoforte ha perso lo 0,1%, Londra +0,1%. La Borsa degli Stati Uniti ha chiuso in ribasso: Dow Jones -0,62% , Nasdaq -0,86% e dello 0,2%. Anche l’S&P, scende dello 0,70%. La mezza delusione giunta dal dato sui consumi apre la strada ai timori sulle ricadute che la crisi dell’Europa potrebbe avere sull’economia mondiale.
Anche le Borse asiatiche soffrono la sindrome Europa. L’indice Nikkei perde a Tokyo lo 0,13%, l’Hang Seng di Hong Kong segna -0,59%. Il petrolio tipo Wti tratta a 82,3 dollari al barile, in calo dell’1%.
Ma la febbre è alta soprattutto sul fronte del debito sovrano. Il Tesoro ha collocato l’intero ammontare previsto, pari a 6,5 miliardi di titoli a 12 mesi, ma ad un rendimento del 3,97%, dal 2,34% precedente. La febbre non ha risparmiato i titoli di Stato tedeschi: il governo di Berlino ha collocato oggi 4 miliardi di Bund a 10 anni all’1,52%, dall’1,47% di un mese prima.
Sul mercato secondario il rendimento del Btp decennale ha raggiunto in serata il 6,18% con uno spread di 469 punti base verso il Bund. Intanto, nella classifica tra gli uomini più ricchi d’Europa, balza in testa uno spagnolo: Amancio Ortega, azionista di controllo di Inditex-Zara, la cui fortuna è salita a 39,5 miliardi di euro. Segue, con 37,2 miliardi, il proprietario di Ikea Ingmar Kamprad e Bernard Arnault, numero uno di Lvmh.
In Europa i cali maggiori hanno riguardato il settore automotive (Stoxx -2,4%), tramortito dalle pessimistiche dichiarazioni del Ceo di Renault, lo stimatissimo Carlos Ghosn (prima dell’avvento di Marchionne era il manager dell’auto più rispettato in Europa). Secondo Ghosn il mercato dell’auto in Europa ha di fronte altri 3-4 anni di stagnazione.
Sono scesi i grandi nomi dell’industria tedesca come Daimler -2,6% e Volkswagen -2,2%, e a Milano sono scese Fiat -2,4%, Fiat Industrial -2,6%. La più penalizzata è Exor, la holding degli Agnelli, caduta in ribasso del 5%.
In ribasso anche Pirelli -3,4%. Il gruppo ha annunciato ieri l’acquisto di Dackia, una delle principali catene di distribuzioni di pneumatici scanndinave. Tra i soci con quote superiori al 2% è spuntato il fondo Blackrock. Perdite consistenti anche per gli altri titoli dell’industria come Finmeccanica -3,2% e Prysmian -3,5%.
Le banche hanno fallito un tentativo di recupero e la chiusura mostra un panorama nel complesso poco mosso: Intesa -0,1%, Unicredit +0,5%, Pop.Milano +1,1%, Popolare dell’Emilia +1,8%. Forte ribasso per il Monte Paschi -4%. E’ andato a segno il recupero di Generali, in rialzo del 3%.
In rialzo i titoli della galassia Ligresti all’indomani dell’assemblea di Premafin -0,4% che ha approvato il bilancio e ha dato il via libera all’aumento di capitale da 400 milioni di euro riservato a Unipol -1,5%. Fondiaria-Sai è salita del 2,8%, Milano Assicurazioni +0,7%.
Ieri è arrivata la firma formale delle banche creditrici di Premafin all’accordo per la ristrutturazione del debito (368 milioni). Ora i riflettori si spostano sulla Consob, cui tocca decidere sull’esenzione dall’Opa per Milano Assicurazioni e sul tribunale di Milano, ove si decide la sorte di Imco e Sinergia, le “scatole” al vertice della catena di controllo che porta a Fonsai-Premafin. Stamane, infatti, si saprà se il giudice fallimentare ha concesso i 15 giorni di proroga chiesti dai liquidatori per per arrivare all’accordo con i creditori che prevede l’intervento del fondo immobiliare Hines oppure emettere subito la sentenza, come vuole la procura.
Giornata di ribassi per i petroliferi, con il greggio poco mosso (Wti a 83,7 dollari al barile, Brent a 97,9 dollari). Eni è scesa dello 0,2%, Saipem -2,7%. Fra le utility, tutte in calo, spicca il pesante ribasso di A2A -5,7%.
Forte rialzo di Telecom Italia Media +6,8% in seguito alle indiscrezioni su un’accelerazione del processo di vendita da parte della controllante Telecom Italia, scesa dell’1,6%. S&P ieri ha alzato il rating a breve di Telecom Italia da A3 ad A2. TerniEnergia è salita dell’8,9%, Yoox +3,1%, Cucinelli +2,1%.