Stefana, il profumo acre dell’Est scivola attraverso le gabbie dei generi letterari per raccontare, con uno stile diretto e brillante, che fa da contrappeso alla intrinseca scabrosità delle situazioni, una storia dei nostri giorni globalizzati, nei quali la fine delle ideologie, all’Est come all’Ovest, rischia di sconfinare nella fine dei valori tout court. Anche se, come dice Gino JB Brandi, “tutto è compromesso ma niente è perduto. Ancora”. E’ il primo romanzo di Vittorio Borelli, già direttore di East e per anni portavoce di Alessandro Profumo in Unicredit, che è in libreria in quiesti giorni per Silvy edizioni (info@silvyedizioni.com).
Le macerie e lo sfacelo, soprattutto morale, del mondo post-comunista fanno da sfondo all’avvincente narrazione di Stefana. L’Occidente, tuttavia, non riesce a proporsi come credibile alternativa mentre la criminalità organizzata manifesta la sua modernità culturale e la capacità di competere con i poteri legittimamente costituiti. Un romanzo sul mondo di oggi avvicente come un thriller.
Trama: Romania, 1999. In uno squallido appartamento dell’anonima Bucarest post Ceausescu, la vita della dodicenne Stefana sembra essere arrivata a un tragico epilogo. Orfana del giornalista americano Tom Lindner e della sociologa rumena Petra Stanila, la ragazzina è caduta nelle mani di una spregiudicata organizzazione criminale dedita a traffici infami. Pakistan, 1997. Inviata a Islamabad dalla CharityOng, l’organizzazione non governativa per cui lavora, Petra incontra Gino JB Brandi, dirigente di un’azienda di Milano che produce e esporta in giro per il mondo attrezzature ospedaliere. Intransigente e idealista lei, cinico (ma non troppo) e disincantato lui, passato come una salamandra attraverso i furori ideologici degli anni Sessanta e Settanta. Tra i due nasce un’intensa storia d’amore ed è a JB che Petra, in punto di morte, affiderà la figlia Stefana. JB non si tirerà indietro; rischiando la sua stessa vita pur di strappare Stefana ai suoi aguzzini, si troverà coinvolto in un’intricata vicenda di corruzione e criminalità organizzata. Al suo fianco, l’affascinante ex moglie francese, un paio di navigati poliziotti rumeni, una giornalista araba e un giovanissimo americano, autentico genio dell’informatica.
Vittorio Borelli ha preso in prestito l’irriverente ironia meneghina di JB per raccontare, con una scrittura “leggera come un pensiero dei nouveaux philosophes”, una storia dei nostri giorni sul cui sfondo emergono il degrado e le contraddizioni dell’Europa centro-orientale di fine millennio, sospesa tra le ombre delle ideologie del passato e il miraggio della nascente globalizzazione. Dove tutto è in vendita. Dove, direbbe JB, “l’amore è come la metafora di Achille e della tartaruga: si insegue qualcosa che non si riesce mai a raggiungere”. Ma dove, alla fine, non è detto che tutto sia perduto…