Questa settimana Madrid si metterà alla prova. Dopo 15 giorni di assenza, giovedì tornerà sui mercati con un’asta di Bonos a tre, cinque e dieci anni. E il rischio che un lieve rialzo nei rendimenti rianimi le speculazioni sui titoli sovrani è forte. Nel giro di sette giorni il centro del ciclone è passato dalla Grexit al Spanic: il fantasma di un Lehman Brothers made in Spain in grado di creare lo stesso panico del settembre 2008 spaventa sempre di più i cittadini, che hanno già ritirato oltre 1 miliardo di risparmi da Bankia, l’istituto di credito in cui si accumula la maggior parte dei titoli tossici legati al settore immobiliare.
Le pressioni sulla Spagna arrivano da ogni angolo. Da una parte le speculazioni su una possibile uscita dall’euro della Grecia accrescono la sfiducia nei Paesi periferici, ma dall’altra il problema di Bankia, con i suoi 40 miliardi di euro di attivi tossici, è decisamente il fattore che alimenta l’incertezza nei confronti di Madrid. Infatti si teme che non sia l’unico caso e che emergano crediti spazzatura anche da altri istituti di credito.
Intanto il differenziale tra i titoli di stato spagnoli decennali e i corrispettivi Bund tedeschi si mantiene sopra i 530 punti, e la settimana scorsa ha toccato il suo record storico dalla creazione dell’euro a 547 pb. Il ministro dell’Economia, Luis de Guindos, ha riconosciuto che costi di finanziamento così alti “non sono sostenibili a lungo termine”. Più ottimista il segretario generale del Tesoro per il quale non ci sono problemi perché Madrid ha “già coperto il 58% delle necessità per quest’anno”.
Mentre l’Italia di Monti si avvicina alla Francia di Hollande, nell’Europa a due velocità la Spagna è sempre più prossima a Irlanda, Grecia e Portogallo. Indubbiamente il Paese iberico ha bisogno di un aiuto esterno ma il premier Mariano Rajoy sta cercando in tutti i modi di non legarsi le mani con i creditori internazionali (soprattutto il Fondo monetario). Rajoy ha lasciato intendere di essere disposto a cedere parte della sua sovranità all’Europa in cambio di solidarietà e aiuti per le banche e una nuova credibilità davanti agli occhi dei rigorosi tedeschi. Anche il ministro de Guindos, a quanto scrive El Pais, sta intraprendendo una serie di negoziati con i partner europei per trovare una soluzione alla crisi del sistema bancario iberico senza dover ricorrere a un salvataggio internazionale.
I mercati adesso attendono due appuntamenti chiave: le elezioni in Grecia del 17 giugno e il vertice europeo del 28-29 giugno. Secondo diversi analisti l’Europa si salverà se ad Atene vinceranno i partiti pro-bailout e se i leader europei negozieranno una maggiore coesione politica, in primo luogo attraverso l’Unione bancaria (come proposta dai quattro maggiori tecnici comunitari) che gioverà prime fra tutte le banche iberiche. Fino ad allora i mercati finanziari non saranno al sicuro dalle speculazioni.