Per salutare il capitano della Juventus, che ieri ha giocato la sua ultima partita in campionato con la maglia bianconera, riproponiamo un’intervista rilasciata qualche tempo fa da Alex a FIRSTonline.
Alessandro Del Piero, campione del mondo 2006 e icona della Juve, Alex per tutti gli sportivi e addirittura “Italian legend” del calcio italiano per inglesi e giapponesi, arriva puntualmente nello Spazio Porsche di Viale Stati Uniti a Padova verso le 20.30 di una sera di mercoledì. E’ una serata organizzata da Banca Generali, di cui Del Piero è testimonial, per i clienti vip del Nordest del private banking della banca del Leone e della casa automobilistica.
“Ha finito l’allenamento a Vinovo verso le 18 – racconta il fratello Stefano che gli fa da procuratore sportivo e da gestore del business – poi è corso a Caselle ed è salito su un aeroplanino che lo portato a Venezia e da lì è venuto qui: possiamo restare fino alle 22.30 e poi via di corsa a Venezia e ritorno a Torino”. Due ore soltanto ma gradevoli, in mezzo a 200 persone del Nordest ricco che se lo mangiano con gli occhi, perché Alex non è solo un campione ma è una persona intelligente, educata e allegra: in campo è abituato a dribblare gli avversari ma qui deve dribblare il silenzio stampa Juve, che lo costringe a restare lontano dai temi calcistici.
“Sono felice – esordisce Alex – di incontrarvi a Padova, che è più vicina di Torino alla mia casa, e di ascoltare cadenze a me care perché è qui che ho cominciato col calcio ed qui che ho vissuto dai 13 ai 18 anni, fino a quando sono passato alla Juve: Padova è sempre nel mio cuore”.
Sembra ieri quando Giampiero Boniperti lo ingaggiò e Giovanni Trapattoni lo fece debuttare in serie A con la Juve nei primi anni ’90. Poi via a una serie infinita di successi, fatta di tanti scudetti, di una Champions League, del leggendario gol che segnò a Tokyo nella finale intercontinentale per club fino a diventare nella Nazionale di Lippi campione del mondo con l’Italia nei campionati di Germania del 2006. Ora vive i suoi ultimi mesi in bianconero. A giugno scadrà il suo contratto e per ora sarà addio. Addio alla Juve ma non al calcio. Per il dopo c’è tempo.
“Alex – racconta il fratello Stefano – vuol giocare a calcio altri due anni e stiamo valutando le offerte”, che arrivano soprattutto dall’estero. Se ne riparla dopo l’estate? “Non è detto, perché quest’anno Alex potrebbe saltare le vacanze se lo chiamano in un campionato che si gioca d’estate”. Allora Giappone, Russia o America? “Per ora non possiamo dire nulla, ma tenete presente che Alex ha tre figli piccoli e che cerca una sistemazione che non crei problemi alla famiglia”. Il suo procuratore-fratello non lo dice, ma l’identikit del punto d’arrivo è fin troppo chiaro: il futuro che attende Del Piero è a stelle e strisce. Il Galaxy? Altri due di calcio in America e poi? Che farà dopo il calcio? Un giorno il capitano tornerà alla Juve da dirigente? “Chissà, a noi piace ragionare per progetti: si vedrà”.
In attesa di appendere le scarpe al chiodo Alex e la sua squadra personale pensano al business: “La mia fortuna – spiega il capitano – è di essere assistito da persone straordinarie che, oltre ad essere ottimi collaboratori, sono parenti o amici: sei o sette in tutto di cui Stefano è il coordinatore e che gestiscono, oltre agli investimenti, anche il sito, il blog, la grafica e l’immagine e il blog in giapponese”.
Già, ma come investe i suoi favolosi guadagni Del Piero? Gigi Buffon è diventato il primo azionista della Zucchi, altri hanno investito in immobili e ristoranti: e Alex? “Il 60% in finanza e il 40% in immobili, ma a me piacciono soprattutto questi ultimi perché li vedi subito, sono solidi e concreti”. Degli investimenti immobiliari si occupa direttamente il fratello, mentre degli investimenti finanziari si occupa un personaggio di Torino collegato al mondo di Banca Generali: è Dario Tosetti, fondatore e animatore della Tosetti Value Sim, che con il suo family office gestisce da 15 anni il patrimonio di Alessandro Del Piero e di altri sportivi ma non di altri calciatori della Juve.
“E’ stata una fortuna conoscerlo attraverso un amico comune” racconta Alex che non nasconde la sua piena fiducia nel professionista torinese. Ma di che investimenti si tratta? “Niente di aggressivo e di avventuroso – chiarisce il fratello Stefano – non dimenticatevi che veniamo da una famiglia umile che ci ha insegnato fin da piccoli il valore dei risparmi: vogliamo solo proteggere e valorizzare i nostri capitali, pensando al futuro ma senza spregiudicatezza”. Nel portafoglio ci sono anche azioni Juventus? “Sì, le ho da quando la società si quotò in Borsa e le ho mantenute”. Ma in casa Del Piero chi gestisce i soldi del day by day? “Naturalmente mia moglie Sonia. Non ci facciamo mancare niente, ma abbiamo pochi vizi. Ci piacciono soprattutto i viaggi che decidiamo insieme”.
Mentre parla, Alex firma autografi a getto continuo: non si tira mai indietro. Signor Del Piero quanti ne ha firmati in carriera? “Eh, bella domanda, non ho mai fatto il conto ma potete farlo voi: in media ne firmo 300 al giorno, ma può capitare che si arrivi anche a un migliaio, come l’altro giorno quando a Vinovo sono venuti a vedere il nostro allenamento diversi pullman di tifosi”. Allora facciamo due conti: 300 autografi al giorno per 360 giorni l’anno fanno in tutto almeno 108 mila autografi all’anno. In vent’anni di carriera sono più di 2 milioni di autografi. Più della favolose punizioni alla Del Piero che lo hanno reso famoso e che Alex non ha mai smesso di calciare.
Grande campione, icona della Juve ma personaggio simbolo del calcio italiano, stimato da tutti, avversari compresi. La classe non è solo in campo e un dettaglio sul finire della serata padovana conferma di che pasta è fatto. E’ un dispiacere sincero quello che manifesta quando uno dei convitati gli sussurra che il Napoli sta perdendo a Londra: “Peccato, mi spiace davvero”. Alex, dica la verità: le è spiaciuto anche vedere l’Inter beffata dal Marsiglia di Deschamps? “E’ una squadra italiana”. Ma è l’Inter, arcirivale della Juve. Inutile provarci: Alex non scivola sul terreno del tifo bieco e si rifugia in uno suoi classici dribbling. “Ma lei – domanda – è per caso un tifoso del Marsiglia?”. Poi saluta e se ne va. Questa sì che è classe. Grazie Alex, della lezione di calcio e di stile.