Per un presidente che dichiara di governare per i lavoratori, quale scenario migliore se non il primo maggio per dichiarare una mossa d’effetto come quella di ieri. Evo Morales, il presidente della Bolivia, sulle orme di Cristina Fernandez de Kirchner, ha annunciato che il Governo boliviano ha nazionalizzato l’impresa che gestisce la distribuzione dell’elettricità Tde (Transportadora de Electricidad), filiale della compagnia spagnola Red Electrica, che controlla il 74% delle linee di trasmissione di elettricità nel Paese.
La giustificazione all’invasione dei militari nella sede di Cochabamba, è il fatto che la società (e il suo predecessore Union Fenosa) hanno investito negli ultimi 16 anni “appena 81 milioni di dollari, una media di cinque milioni l’anno”. Nel decreto che Morales ha letto ieri pubblicamente, il Governo si impegna a contrattare una “impresa indipendente” per fissare il valore dell’esproprio con un termine di 180 giorni utili. Secondo alcuni esperti, la mossa di Morales è un modo per placare i fermenti sociali e recuperare parte della sua popolarità, che secondo le ultime indagini, è scesa del 38% nelle grandi città.
Eppure se si guarda alla storia, sembra piuttosto l’apice di un nuovo ciclo iniziato negli anni 2000. Sempre durante la giornata dei lavoratori, Morales ha annunciato diverse nazionalizzazioni in nome del popolo boliviano. Nel 2008 aveva nazionalizzato tre compagnie petrolifere (Compania Logistica de Hidrocarburos, Chaco, Andina), un rete di trasporto di idrocarburi (Transredes) e la compagnia telefonica Entel, filiale di Telecom Italia. Nel 2009 toccò alla compagnia aerea Air BP e nel 2010 fu il turno di 4 imprese elettriche. Nel 2006 il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, ha fatto lo stesso con la compagnia petrolifera PDVSA e la società di telecomunicazioni CANTV. L‘Argentina, prima di espropriare Repsol due settimane fa, aveva recuperato sotto il controllo statale la compagnia aerea Aerolineas Argentinas e i fondi pensioni privati. In Ecuador, il presidente Rafael Correa, nel 2007 ha decretato una nuova forma di contratto nel settore petrolifero per cui lo Stato deve possedere almeno il 90% degli eccedenti. Infine lo stesso Brasile mantiene un controllo sugli idrocarburi con Petrobras.
Sembra quindi la fine dell’epoca delle privatizzazioni iniziata negli anni ’90. Sulla spinta del Fondo Monetario internazionale, i Governi erano stati costretti, anche a causa di evidenti inefficienze nei diversi settori, a vendere gran parte delle risorse strategiche a investitori esteri (a prezzi giudicati troppo bassi da molti esperti). A partire dal 2000 questa tendenza sembra invertirsi nuovamente e i Paesi sudamericani sono pronti a inaugurare un nuovo modello di sviluppo e abbandonare le politiche neoliberali tanto care al Fondo monetario.
(Cc)